di Alessandro Maran
Alcuni osservatori, come l’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Russia Michael McFaul, affermano che all’Ucraina dovrebbe essere concessa l’adesione alla NATO, rinunciando al controllo “nominale” del territorio sequestrato dalla Russia, come parte di un accordo di pace (
https://www.foreignaffairs.com/…/how-trump-can-end-war…). Altri, come il vicepresidente eletto degli Stati Uniti JD Vance, hanno affermato che l’Ucraina dovrebbe impegnarsi a mantenere la neutralità tra Russia e Occidente (
https://www.nytimes.com/…/vance-trump-ukraine-russia…). Altri ancora affermano che, concretamente, l’adesione alla NATO sia fuori discussione (
https://www.spectator.co.uk/…/the-deepening…/). Alcuni analisti ritengono inoltre che l’esaurimento reciproco e l’arrivo del presidente eletto Donald Trump alla Casa Bianca potrebbero accelerare la conclusione dei combattimenti, o almeno una situazione di stallo consolidata, nel 2025 (
https://www.economist.com/…/fighting-in-ukraine-could…).
Ci attendono, indubbiamente, negoziati difficili. Ma cosa succederà dopo?
Indipendentemente da come finirà (o meno) la guerra in Ucraina, la Russia di Putin continuerà a essere aggressiva sulla scena mondiale, sostengono Andrea Kendall-Taylor e Michael Kofman su
Foreign Affairs (
https://www.foreignaffairs.com/russia/putins-point-no-return). Il Cremlino è seriamente intenzionato a prevalere sull’Occidente e non c’è modo di tornare indietro, scrivono: “La politica estera russa si sta (…) trasformando in un modo che sarà molto difficile revocare. L’invasione dell’Ucraina ha reso impossibile per la Russia costruire legami con l’Occidente e Mosca ha dovuto cercare opportunità altrove. Le sue partnership sempre più robuste con Cina, Iran e Corea del Nord potrebbero essere state in gran parte dovute alla necessità: la Russia ha bisogno del loro aiuto per sostenere la sua economia e la sua macchina da guerra. Ma Mosca ritiene anche che, lavorando con questi paesi, sia in una posizione migliore per sostenere una competizione a lungo termine con gli Stati Uniti e i suoi alleati. Il loro sostegno rende la Russia non solo meno isolata e meno vulnerabile agli strumenti di guerra economica degli Stati Uniti; la Russia trae vantaggio anche dal fatto che i cobelligeranti lavorano in tandem per indebolire l’Occidente. Il Cremlino ha puntato tutto su queste partnership, avendo abbandonato ogni cautela nella cooperazione con la Corea del Nord, superato la preoccupazione per l’eccessiva dipendenza dalla Cina e portato le relazioni con l’Iran oltre la relazione puramente commerciale. Tutto questo costituisce una nuova strategia per Mosca, una strategia che non scomparirà semplicemente dopo che i combattimenti in Ucraina si saranno placati o saranno finiti” (
https://www.foreignaffairs.com/russia/putins-point-no-return).
Detto questo (tralasciando per carità di patria le oscenità che da quasi tre anni vengono ripetute quotidianamente nei salotti televisivi italiani), non tutti sono d’accordo sul tipo specifico di pericolo che la Russia potrebbe rappresentare, o sul livello del pericolo a cui l’Occidente dovrebbe prepararsi. Nell’ultimo numero di
The Washington Quarterly, Samuel Charap e Miranda Priebe sostengono che è improbabile che la Russia continui a marciare verso ovest, attaccando altri paesi della NATO se si assicurasse una vittoria in Ucraina. Piuttosto, scrivono, la NATO dovrebbe preoccuparsi di più degli errori di calcolo o delle percezioni errate della Russia (che potrebbero portare Mosca a colpire per prima la NATO per paura) e delle attività russe nella “gray zone” o “ibride” che non sono ancora guerra aperta, come l’hacking, la disinformazione e il sabotaggio (
https://bpb-us-e1.wpmucdn.com/…/Charap-Priebe_TWQ_47-3.pdf).
Si tratta, in altre parole, di affrontare la Russia di Putin, oggi e domani. Eppure, lamenta Christian Rocca su Linkiesta.it, l’Europa e l’Italia continuano pericolosamente a non capire la minaccia dell’imperialismo russo (e della controrivoluzione americana di Trump): “Che altro devono dire, e fare, Putin e Trump da una parte, e gli ucraini, i georgiani, i polacchi, i moldavi, i rumeni, e i baltici dall’altra, per farvi capire che cosa stiamo rischiando mentre voi fate finta di niente, e mangiate il gelato?” (https://www.linkiesta.it/…/siria-russia-occidente…/).
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.
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