di Danilo Di Matteo
‘Operaista’ è un aggettivo talora usato come sinonimo di ‘superato’, ‘vecchio’, ‘anacronistico’. Eppure quel movimento, erede ad esempio del ‘consiliarismo’ torinese di Gramsci che seduceva Gobetti, continua a interrogarci e a scompigliare le carte. Ne sono particolarmente toccato, da sempre. Quali i soggetti della democrazia? Essa si nutre solo di elezioni, parlamenti, esecutivi, diritti o necessita di soggetti sociali in grado di farla vivere nelle vere fucine e nei luoghi nei quali pulsano le attività quotidiane di milioni di cittadini?
Ecco, Mario Tronti, con altri, individuava nella classe operaia tale soggetto. In fondo, il miracolo della rivoluzione industriale non è stato quello di trasformare i pezzenti in proletari, che condividevano quasi tutta la giornata, uno accanto all’altro, ‘concentrati’ in grandi luoghi di lavoro e non più disseminati su ettari e ettari di terra? E, dunque, provvisti di una consapevolezza inedita?
Di certo vi è la dimensione propria del ‘politico’, con i suoi margini di manovra e di intervento, e quindi anche di libertà: l’autonomia del ‘politico’, appunto, rispetto agli stessi fermenti e vincoli sociali. Una politica, anzi, che orienta la società, più che esserne orientata. Eppure a livello diffuso, ‘molecolare’ l’interrogativo non può essere eluso: quali i soggetti del cambiamento? Se non gli operai, chi?
Sì può invocare solo ‘il partito’ o una nomenclatura o un’élite?
Gli operai ci sono, la classe operaia non più, non come prima. Tronti l’aveva compreso da decenni. Ma le questioni e i dilemmi del mondo del lavoro vanno concepiti solo in una prospettiva di problem solving? O occorre provare a scorgere nuovi soggetti sociali? Del resto, la classe operaia sarà pure finita in paradiso, ma il ‘politico’ non sta molto meglio: i partiti tradizionali sono morti, e non è ancora chiaro chi possa sostituirli. I fatti di Francia stanno anzi a indicarci che la società freme, nonostante un presidente illuminato.
Psichiatra e psicoterapeuta con la passione per la politica e la filosofia. Si iscrisse alla Fgci pensando che il Pci fosse già socialdemocratico, rimanendo poi sempre eretico e allineato. Collabora con diversi periodici. Ha scritto “L’esilio della parola”. Il tema del silenzio nel pensiero di André Neher (Mimesis 2020), Psicosi, libertà e pensiero (Manni 2021), Quale faro per la sinistra? La sinistra italiana tra XX e XXI secolo (Guida 2022) e la silloge poetica Nescio. Non so (Helicon 2024) È uno degli autori di Poesia e Filosofia. I domini contesi (a cura di Stefano Iori e Rosa Pierno, Gilgamesh 2021) e di Per un nuovo universalismo. L’apporto della religiosità alla cultura laica (a cura di Andrea Billau, Castelvecchi 2023).