di Gianluigi Leto
Per prima cosa, ho letto il parere della Avvocatura dello Stato, poi ho letto il provvedimento di chiusura del procedimento di annullamento d’ufficio, a firma Di Maio, e poi, non convinto, ho riletto di nuovo il parere erariale, ed era vero: il provvedimento ministeriale contraddiceva il parere erariale, per quanto dichiarasse di fondarsi su di esso.
Il parere avrebbe potuto non essere condiviso e motivatamente il ministero avrebbe potuto discostarsene ed invece, sceglieva di richiamarlo per ampi stralci ma in modo incompleto, fermandosi alle prime righe ed omettendo le conclusioni del ragionamento compiuto dalla Avvocatura. In breve, la determinazione del ministro diceva di fondarsi sul parere della Avvocatura dello Stato ma in realtà ne distorceva il significato ed i contenuti, richiamando ad arte alcuni stralci e non altri.
È il provvedimento Di Maio, quindi, ad essere viziato da eccesso di potere, quanto meno, per motivazione errata e contraddittoria.
Il parere erariale, infatti, in ogni suo passaggio riscontra come la gara sia legittima (ad es. pagina 15); rileva come vi sia stato qualche passaggio procedurale che avrebbe potuto essere più chiaro, come nel caso dei rilanci che vengono previsti nel primo atto della procedura (la richiesta di manifestazione di interesse) ma non in quello successivo ovvero nella lettera di invito. Nessun delitto perfetto. L’Avvocatura giustifica la scelta, con l’esigenza di celerità del governo di chiudere la partita al più presto: era prevista, comunque, la possibilità di una negoziazione il che, con termine più ampio, permetteva una ulteriore trattativa tra le parti, con risultati analoghi ai rilanci ed alle proposte migliorative.
Nei fatti, poi, la seconda classificata aveva fatto formale richiesta perché si procedesse ai rilanci ma i commissari straordinari di Ilva non vi avevano dato seguito: la domanda non era regolare, perché era firmata solo da due dei quattro soci del raggruppamento di imprese, e non era stata preceduta da una decisione di tutti i membri, come da proprio statuto. Quindi, rileva l’Avvocatura, anche nel caso i commissari straordinari avessero voluto interpretare in modo estensivo la previsione contenuta nell’invito non si sarebbe potuto procedere per irregolarità della domanda di rilancio. Anac stesso aveva, nel proprio parere, fatti salvi elementi e circostanze non conosciute, quali appunto le irregolarità sopra evidenziate. Inoltre, se si fosse proceduto ai rilanci non sarebbero stati rispettati i termini fissati per la presentazione del piano ambientale.
Il tema dei rilanci e delle proposte migliorative è il motivo su cui si basa invece il provvedimento Di Maio, per dire che la gara è illegittima per eccesso di potere: peccato che i pareri sia di Anac che della Avvocatura sia infine la relazione del responsabile del procedimento dicano il contrario. Ed è per questo motivo che ad essere viziata da eccesso di potere è la decisione ministeriale.
Quel che colpisce della vicenda è poi che la procedura di annullamento d’ufficio che prende l’avvio dall’esposto del Presidente della Regione Puglia e dal parere di Anac, si sarebbe ben potuta chiudere con la relazione del responsabile del procedimento che come si legge, nel parere erariale, aveva definito la gara legittima. Il ministro non ha voluto, però, fermarsi alla valutazione interna ed ha chiamato in causa ancora l’Avvocatura dello Stato – quando all’avvio della procedura aveva scelto di sentire Anac, nonostante l’Avvocatura avesse seguito la procedura fin dall’inizio come bene tue ne ad evidenziare nelle premesse del parere, con l’elenco dei pareri già rilasciati. Il ministro pare volere allungare i tempi, quasi fosse alla ricerca di qualcuno che gli potesse dare motivo per annullare la gara o come poi ha fatto per confermare la gara ma dichiarandola viziata. Quindi, il nuovo accordo viene a giustificare la chiusura della procedura di annullamento d’ufficio, in ragione del fatto che alla proposta iniziale sono stati apportati miglioramenti sul piano della occupazione, della salute e dell’ambiente. In realtà, l’accordo non è migliorativo.
Quel che a me compete evidenziare è che sia stata aperta una procedura che se non poteva ignorare l’esposto del Presidente Emiliano avrebbe potuto essere subito chiusa se anziché il parere di Anac, si fosse chiesto allora un parere alla Avvocatura che ben conosceva le carte, avendo seguito la vicenda dall’inizio. La pratica avrebbe potuto anche chiudersi con il provvedimento del responsabile del procedimento. Diverse erano le possibilità per chiudere velocemente la vicenda ed invece sono stati messi tre mesi e 90 milioni di euro per arrivare ad un risultato pressoché uguale alla proposta da cui si era partiti.
Un eccesso di potere, questo sì.
Esperto di Diritto Amministrativo, investigatore nelle istituzioni, amante della trasparenza e della legalità, disvelatore delle menzogne populiste