di Alessandro Maran
Kaja Kallas è la prima donna premier dell’Estonia. Ex europarlamentare e leader del Partito riformatore, Kallas è figlia d’arte: suo padre è l’ex primo ministro Siim Kallas, che è stato anche commissario europeo dei Trasporti. Sua madre Kristi, che all’epoca aveva sei mesi, fu deportata dai sovietici in Siberia con la madre e la nonna su un carro bestiame. È diventata premier all’inizio del 2021 e, da allora, è alle prese con due crisi internazionali: la pandemia e la crisi in corso con Russia.
Mercoledì scorso, nel suo discorso davanti al Parlamento europeo, Kaja Kallas ha parlato del rischio che tra un po’ le sanzioni comincino a stancare o addirittura ad ingenerare avversione. Ma siccome “ne avremo per un bel pò”, ha detto il premier estone, “dovremo esercitare una certa pazienza strategica, perché la pace non sta per scoppiare domani. La Russia si aspetta che, tra non molto, facciamo un passo indietro. Come Dmitri Medvedev ha spiegato a Putin in una recente riunione pubblica del Consiglio di sicurezza russo. Cito: ‘Prima o poi si stancheranno (l’Occidente) della loro iniziativa, verranno a chiederci di tornare a discutere e a negoziare su tutte le questioni di sicurezza strategica’. Fine della citazione. Putin cercherà di metterci alla prova e sì, dovremo resistere”. “Ciò significa – ha detto il premier dell’Estonia – che dobbiamo continuare a sostenere coloro che lottano per l’indipendenza dell’Ucraina, mentre diamo alle sanzioni e alle singole operazioni il tempo necessario per agire al massimo delle loro efficacia. Questo richiederà uno sforzo costante da parte di tutti noi. Ma dobbiamo anche pensare a ciò che verrà dopo”.
Anche perché, ha sottolineato Kallas, “dal 24 febbraio, che casualmente coincideva con il 104º anniversario dell’indipendenza dell’Estonia, il mondo è cambiato. L’invasione dell’Ucraina da parte del Presidente Putin ha inaugurato un periodo di insicurezza nel nostro continente che non vedevamo dal 1939. E come abbiamo visto dopo la seconda guerra mondiale, il nostro mondo non tornerà allo status quo ante. Il rapporto della Russia con il mondo esterno sarà diverso. Come faremo per ripristinare la fiducia nel rispetto del diritto e dell’ordine internazionale?”. Inoltre, “l’atteggiamento europeo nei confronti della sicurezza sarà diverso e le nostre istituzioni dovranno adeguarsi. E potremmo aver semplicemente riscoperto le ragioni dell’ordine liberale, basato su regole internazionali. In breve, in futuro parleremo del Prima e del Dopo”.
“Il mondo libero ha già cominciato a rispondere. E l’Unione europea è stata in prima linea in questa risposta. Il che, di per sé, è un cambiamento positivo. L’UE normalmente non è considerata un’organizzazione particolarmente agile. Ma in termini di sicurezza, siamo cambiati di più nelle ultime due settimane che negli ultimi trent’anni (…) L’UE ha agito con una rapidità, una convinzione e un’unità che hanno sorpreso il presidente Putin. E il mondo. E oserei dire che siamo sorpresi anche noi. Abbiamo, infatti, agito come un’Unione geopolitica”. “Permettetemi di dire chiaramente – ha aggiunto inoltre Kallas – che, rafforzando la difesa europea, dobbiamo lavorare fianco a fianco con la NATO. Giorno dopo giorno, abbiamo convenuto che un’Europa più forte significa una NATO più forte, così come una NATO più forte implica una difesa europea più forte”. E “nel rafforzare la difesa europea, dobbiamo trovare il consenso all’interno dell’Unione europea sul fatto che, a volte, la volontà di usare la forza militare è il modo migliore per raggiungere la pace”.
Kallas ha parlato anche dei due milioni di rifugiati già al sicuro nella UE e di quelli che continueranno ad arrivare. Per dirla con le parole di un operatore umanitario, ha detto, “in un conflitto, guardate sempre da che parte stanno andando i rifugiati. Nella guerra in corso, sono diretti verso l’UE, non verso la Russia”. Anche i nostri concittadini hanno risposto “aprendo i portafogli e i loro cuori” e accogliendo i rifugiati, spesso nella loro casa”. “Della gentilezza degli estranei ne so qualcosa. Come molti di voi sanno, sono figlia di deportati che Stalin mandò in Siberia. Mia madre aveva solo sei mesi quando è stata deportata su un carro bestiame, insieme a sua madre e a sua nonna, verso quella che gli estoni chiamano “la Terra Fredda.” È stato uno sconosciuto che ha dato a mia nonna il barattolo di latte che ha tenuto in vita mia madre durante il viaggio. Erano degli estranei quelli che asciugavano i pannolini della bambina sulla loro pelle in quanto era l’unico posto caldo nel carro bestiame. E sono stati degli stranieri ad aiutarle in modi indicibili quando è stato permesso loro di tornare in Estonia”.
Insomma, datemi retta, leggetevi il testo integrale del discorso della premier estone che, davanti al Parlamento europeo, ha detto chiaro e tondo: “L’Ucraina non sta combattendo solo per l’Ucraina sta combattendo per l’Europa”. Dopotutto, “gli estoni hanno una certa esperienza con la Russia, che abbiamo cercato di condividere con la UE fin dal nostro ingresso” ha aggiunto Kallas. “Ma mia mamma, la stessa bambina che ha fatto il suo primo viaggio all’estero diretta in Siberia, mi ha sempre insegnato che non era educato dire ‘Te l’avevo detto’”.