di Rosario Sapienza
Il primo gennaio del 2021 celebriamo la 54esima Giornata della pace, quest’anno dedicata alla “Cultura della cura come percorso di pace”.
Il messaggio di papa Francesco, diramato l’8 settembre 2020, parte dalla constatazione che se “il 2020 è stato segnato dalla grande crisi sanitaria del Covid-19, trasformatasi in un fenomeno multisettoriale e globale, aggravando crisi tra loro fortemente interrelate, come quelle climatica, alimentare, economica e migratoria, e provocando pesanti sofferenze e disagi … duole constatare che, accanto a numerose testimonianze di carità e solidarietà, prendono purtroppo nuovo slancio diverse forme di nazionalismo, razzismo, xenofobia e anche guerre e conflitti che seminano morte e distruzione. Questi e altri eventi, che hanno segnato il cammino dell’umanità nell’anno trascorso, ci insegnano l’importanza di prenderci cura gli uni degli altri e del creato, per costruire una società fondata su rapporti di fratellanza. Perciò ho scelto come tema di questo messaggio: La cultura della cura come percorso di pace. Cultura della cura per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente”.
Il messaggio prosegue argomentando come Dio Creatore sia il modello della cura e come Egli stesso abbia affidato all’uomo la cura della terra e dei suoi fratelli. Tematiche, come si sa, care al magistero di Francesco e che attualizzano un atteggiamento che si ricollega alle origini della Giornata Mondiale della Pace. Questa Giornata mondiale della pace fu istituita infatti da San Paolo VI con un messaggio dell’8 settembre 1967 nel quale invitava alla celebrazione della giornata il primo giorno dell’anno. Così la prima giornata della pace venne celebrata il 1° gennaio del 1968, nello spirito di quel discorso che il sommo pontefice aveva indirizzato il 4 ottobre 1965 all’ONU e della sua Enciclica Populorum Progressio del 26 marzo 1967 e in mirabile continuità con la Pacem in Terris del suo predecessore San Giovanni XXIII e in aderenza piena ai valori del Concilio Vaticano II.
Fin dall’inizio il sommo pontefice ebbe cura di precisare l’ispirazione e il fondamento dell’iniziativa:
“La proposta di dedicare alla Pace il primo giorno dell’anno nuovo non intende perciò qualificarsi come esclusivamente nostra, religiosa cioè cattolica; essa vorrebbe incontrare l’adesione di tutti i veri amici della pace, come fosse iniziativa loro propria, ed esprimersi in libere forme, congeniali all’indole particolare di quanti avvertono quanto bella e quanto importante sia la consonanza d’ogni voce nel mondo per l’esaltazione di questo bene primario, che è la pace, nel vario concerto della moderna umanità. La Chiesa cattolica, con intenzione di servizio e di esempio, vuole semplicemente “lanciare l’idea”, nella speranza ch’essa raccolga non solo il più largo consenso del mondo civile, ma che tale idea trovi dappertutto promotori molteplici, abili e validi a imprimere nella “Giornata della Pace”, da celebrarsi alle calende d’ogni anno nuovo, quel sincero e forte carattere d’umanità cosciente e redenta dai suoi tristi e fatali conflitti bellici, che sappia dare alla storia del mondo un più felice svolgimento ordinato e civile”.
Per poi precisare più sotto che:
“La pace si fonda soggettivamente sopra un nuovo spirito, che deve animare la convivenza dei Popoli, una nuova mentalità circa l’uomo ed i suoi doveri ed i suoi destini. Lungo cammino ancora è necessario per rendere universale ed operante questa mentalità; una nuova pedagogia deve educare le nuove generazioni al reciproco rispetto delle Nazioni, alla fratellanza dei Popoli, alla collaborazione delle genti fra loro, anche in vista del loro progresso e sviluppo. Gli Organismi internazionali, istituiti a questo scopo, devono essere sostenuti da tutti, meglio conosciuti, dotati di autorità e di mezzi, idonei alla loro grande missione”.
La Chiesa di Roma, insomma, si proponeva e si propone come garante dei valori umani, dunque non solo e non tanto perché questi valori sono patrimonio dei cattolici, ma perché essi appartengono a tutti gli uomini e invitava tutti i popoli del mondo a sostenere l’operato delle organizzazioni internazionali.
In ciò la Giornata mondiale della pace, come proclamata per il primo giorno dell’anno dai Romani Pontefici, non si sovrappone alla Giornata internazionale della pace dell’ONU, che viene celebrata il 21 settembre di ogni anno e che venne istituita il 30 novembre 1981 dall’Assemblea Generale con la risoluzione 36/67, e che è più che altro una giornata mondiale della tregua, nella quale si chiede di sospendere tutte le ostilità. Il 7 settembre del 2001, infatti, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la risoluzione 55/282 con la quale confermava che, a partire dal 2002, la Giornata Internazionale della Pace sarebbe stata celebrata il 21 settembre di ogni anno, giorno di un cessate il fuoco globale. Le due celebrazioni rimangono dunque indipendenti per ispirazione e collocazione temporale nel calendario, anche se condividono l’idea che alla pace bisogna educare i popoli e le singole persone. Anche la Giornata della pace delle Nazioni Unite ha infatti un suo tema annuale di riflessione, che nel 2020 è stato “Shaping Peace Together”.
Per cammini distinti ed autonomi dunque la Chiesa cattolica e l’ONU intendono tutelare il medesimo valore, quello della pace e promuovere l’educazione alla pace.
Questa è stata anche la lezione di Maritain, che però metteva in guardia contro la concettualizzazione di questa attenzione agli affari della comunità internazionale come internazionalismo cattolico, preferendo piuttosto radicarla nell’universalismo del messaggio cristiano rivolto a tutti gli uomini. Non dunque una corrente cattolica nel comune cammino internazionalista, ma una coincidenza di valori e di intenti a partire da visioni differenti e autonome.
Direttore di Autonomie e Libertà in Europa, contenitore di iniziative e ricerche sulla protezione dei diritti umani nei diversi territori europei. Professore ordinario di diritto internazionale nell’Università di Catania, ha dedicato particolare attenzione alle politiche di riequilibrio territoriale dell’Unione europea, collaborando con la SVIMEZ. E’ vicepresidente di Coesione & Diritto, associazione per la tutela dei diritti umani sul territorio. Autore del blog Lettere da Strasburgo sul magazine online www.aggiornamentisociali.it.