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La Georgia dà la maggioranza ai Dem USA

Carlo Fusaro mercoledì 6 Gennaio 2021
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di Carlo Fusaro

La Befana ha portato i due senatori mancanti al presidente Biden. Questa è di gran lunga la notizia del giorno mentre a Washington a minuti il Senato conferma il voto delle delegazioni statali.

Tristi e avvilenti i tentativi di Trump – che si rivela un vero, pericoloso, dannosissimo sovversivo – di impedire la conferma con una specie di putsch [e a nessuno di noi scappi più di paragonarlo a Berlusconi (che pure nel 2006 per qualche ora si lasciò tentare: ricordate? dalla carta dei brogli, avendo perso le elezioni di un pelo alla Camera; ma ebbe la sensatezza di non insistere)].

Lo sapete già e non lo devo ripetere io: i Dem hanno una piccola maggioranza alla Camera, avranno la metà dei senatori al Senato, dove però in caso di parità decide il Vicepresidente, cui la Costituzione dà il voto in caso di parità fra i senatori eletti. Dunque Kamala Harris.

Gli effetti sono enormi. Perché (diversamente dall’Italia: ed è un’enorme differenza) negli USA come in numerosi altri paesi (non tutti, ma la più parte) non ci si attende che una maggioranza si affermi fisicamente voto dopo voto 24/7. Quindi è sostanzialmente sufficiente che i Dem abbiano la maggioranza, anche di un solo voto, e possano farla valere all’occorrenza (specie per l’assenso sulle nomine). Non sarà una passeggiata ma questo esito farà probabilmente sì che Biden, forte della sua duttilità ed esperienza, possa poi negoziare anche i consensi aggiuntivi di alcuni senatori GOP con misurate e limitate concessioni. Insomma il succo è: potrà attuare il suo programma, nella sostanza e con la opportuna moderazione.

Un primo effetto, intanto, è che pare stia per annunciare la nomina a ministro della giustizia (che però negli USA è anche il capo della Pubblica Accusa federale) quel Merrick Garland che all’inizio del 2016 Obama aveva indicato per la Corte Suprema e i repubblicani avevano rifiutato non tanto di approvare quanto anche solo di prendere in esame (non ci furono audizioni). La scusa fu che – nonostante mancassero mesi e mesi alle elezioni (si era a marzo 2016, 8 mesi 8 dal voto!) – la nomina avrebbe dovuto spettare al nuovo presidente (gennaio 2017). Tesi del tutto inconsistente e che i Rep hanno rifiutato quando Trump, a poche settimane dal voto, ha indicato la sua candidata a sostituire la progressista Ruth Bader Ginsburg: Amey Coney Barrett. Indicata il 26 settembre, cioè a 38 giorni dalle elezioni ma subito confermata e ormai in carica).

Naturalmente ci si possono aspettare contestazioni anche contro le elezioni di Warnock e Ossoff ma i margini con cui hanno vinto sono superiori a quelli con cui ha vinto, in Georgia, Biden.

Purtroppo la lezione negativa di irresponsabile partigianeria che oscura perfino gli esempi di casa nostra resterà e continuerà ad esercitare nefaste conseguenze in USA e nel resto del mondo. Nonostante alla fine le istituzioni abbiano resistito.

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