di Alessandro Maran
Dopo il controverso incontro di venerdì nello Studio Ovale – durante il quale il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il vicepresidente JD Vance hanno rampognato e minacciato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky – Trump ha sospeso gli aiuti militari degli Stati Uniti all’Ucraina (https://edition.cnn.com/…/explainer-trump…/index.html).
“L’Ucraina potrebbe probabilmente sostenere il suo attuale ritmo di combattimento per diverse settimane, forse fino all’inizio dell’estate, prima che la sospensione imposta dagli Stati Uniti inizi ad avere un effetto rilevante, hanno affermato funzionari occidentali in seguito alla decisione”, riporta la
CNN (
https://edition.cnn.com/…/trump…/index.html). “L’amministrazione Biden ha accelerato le spedizioni di armi all’Ucraina nei suoi ultimi giorni, fornendo al paese grandi scorte di armi avanzate”.
Per molti osservatori, questo coincide con il peggior scenario immaginabile (
https://www.economist.com/…/as-trump-suspends-military…) per l’Ucraina: una frattura aperta con Washington, Trump che interrompe il supporto degli Stati Uniti e Kiev costretta ad affrontare una pressione forse insormontabile per accettare un accordo di pace con la Russia che non prevede garanzie di sicurezza occidentali. Un accordo del genere, hanno avvertito i sostenitori dell’Ucraina, potrebbe consentire alla Russia di impossessarsi di porzioni maggiori territorio e tentare di manipolare la politica ucraina, trasformando di fatto il paese nello stato satellite che il presidente russo Vladimir Putin sembra preferire (
https://www.lemonde.fr/…/europeans-hold-bitter-memories…).
Anche prima della sospensione degli aiuti militari statunitensi, c’erano segnali che l’Europa avrebbe dovuto assumere un ruolo più importante nel sostenere Kiev.
Stephen Wertheim, storico e senior fellow del
Quincy Institute for Responsible Statecraft, ha scritto lunedì sul
Guardian: “Nel mese scorso, l’amministrazione Trump ha trasmesso diversi messaggi forti e talvolta contrastanti agli alleati e ai partner dell’America in Europa. Non è facile discernere il segnale nel rumore, ma tra gli zigzag e la retorica ampollosa, la nuova amministrazione sembra assumere una posizione che i leader ucraini ed europei preferiscono ignorare, o stanno cercando di cambiare. Il nocciolo del messaggio sembra essere questo: o gli Stati Uniti faranno da intermediari per porre rapidamente fine alla guerra in Ucraina o si ritireranno dal conflitto, a meno che non ritengano che la Russia abbia ostacolato il cessate il fuoco (come Trump ha detto a Zelenskyy venerdì scorso: ‘O fate un accordo o siamo fuori’)” (
https://www.theguardian.com/…/mar/03/europe-trump-ukraine).
Ma finora, scrive Kuleba, la pianificazione europea non è riuscita “a rispondere alla domanda cruciale sul futuro dell’Ucraina e del resto dell’Europa: quando? Quando queste idee diventeranno decisioni che verranno attuate? La leva di Trump sull’Ucraina sono le armi e il denaro, entrambi necessari all’Ucraina per sostenere la sua lotta (…) L’Europa potrebbe strappare le carte dalle mani del presidente in due mosse: offrire un accordo alternativo sui minerali dell’Ucraina (
https://www.politico.eu/…/critical-minerals-rare…/) e confiscare i beni congelati dalla Russia per usarli per finanziare la produzione e l’acquisto di armi (
https://www.euronews.com/…/tusk-calls-on-eu-to…), anche dagli Stati Uniti, se vogliono. L’Unione Europea, la Gran Bretagna e la Norvegia non potrebbero sostituire completamente gli Stati Uniti come supporter dell’Ucraina, ma questi passi pragmatici eleverebbero immediatamente il ruolo dell’Europa e darebbero all’Ucraina il respiro di cui ha bisogno”.
Come ha riportato la
CNN lunedì, l’esercito statunitense ha anche sospeso le operazioni informatiche offensive degli Stati Uniti contro la Russia, secondo un alto funzionario statunitense (
https://edition.cnn.com/…/us-cyber…/index.html). “La guerra ha reso l’Ucraina un leader mondiale nelle tecnologie dei droni, sostituendo molte armi occidentali, come i missili anticarro Javelin”, scrive
The Economist. “Eppure il suo sforzo bellico rimane profondamente dipendente dal supporto militare europeo e americano (…) L’equipaggiamento americano essenziale include i missili di difesa aerea Patriot. Non è chiaro se l’America interromperà altri aiuti vitali, come l’accesso ai satelliti Starlink [di proprietà di Elon Musk] e la condivisione di intelligence sugli obiettivi in Russia (…) I soldati ucraini sanno cosa succede quando il flusso di armi americane si esaurisce. Alla fine del 2023, Donald Trump aveva ordinato ai repubblicani al Congresso di sospendere l’approvazione del nuovo pacchetto di aiuti militari. La conseguente carenza di proiettili è continuata per sei mesi. Il tenente anziano Nazary Kishak era uno dei soldati che videro ciò colpire le linee del fronte. A Bakhmut i russi sfruttarono il vantaggio di artiglieria di 10:1 per uccidere alcuni dei migliori ufficiali ucraini e distruggere completamente la città. Molti ucraini persero la vita inutilmente, dice”.
Vedremo, scrive oggi
Francesco Cundari su
Linkiesta.it, “a cosa porterà l’ennesima riapertura di una possibile trattativa tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, dopo i messaggi concilianti lanciati dal presidente ucraino, che poco fa Trump ha mostrato di apprezzare nel suo primo discorso sullo stato dell’Unione (quinto, se si contano quelli del precedente mandato), in cui tra l’altro ha rivendicato di avere proclamato l’inglese lingua ufficiale degli Stati Uniti e di avere ribattezzato il Golfo del Messico «Golfo d’America», oltre a promettere di conquistare Marte e la Groenlandia («penso che in un modo o nell’altro ce la prenderemo»), in una specie di versione dark del Dittatore dello stato libero di Bananas“(
https://www.linkiesta.it/2025/03/sinistra-difesa-europa/).
«Sei settimane fa – ha detto il presidente americano nel primo intervento al Congresso dopo il suo ritorno alla Casa Bianca – ho proclamato l’alba di una nuova età dell’oro per l’America. Da allora, abbiamo compiuto più progressi di molte amministrazioni in quattro od otto anni. E siamo solo all’inizio». Appunto.
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.
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