di Alessandro Maran
Si sa che una delle lagne continue della modernità riguarda la perdita di un passato migliore.
Il richiamo al passato perduto
Il richiamo al (magnifico, inarrivabile, ecc.) passato perduto è tuttavia la principale caratteristica della politica europea degli ultimi anni. Il rapporto del think tank inglese Demos, «At Home in One’s Past», presenta le conclusioni di una ricerca sulla nostalgia nella Gran Bretagna, nella Francia e nella Germania contemporanee, tre paesi europei guida, nei quali il passato sembra sempre presente. E c’è da scommettere che da noi le cose non stiano poi tanto diversamente.
Ovviamente, la narrazione nostalgica è inserita nel contesto storico e culturale di ciascuna nazione, ma da un capo all’altro dell’Europa, ci sono moltissimi elementi comuni. E la ricerca condotta da Sophie Gaston permette di trarre una serie di conclusioni sul ruolo della nostalgia come una forza culturale e politica.
Le narrazioni nostalgiche e il pericolo per la democrazia
Riassumendo:
– Gran Bretagna, Francia e Germania stanno ovviamente sperimentando trasformazioni sociali, economiche e culturali significative e l’ampiezza e la profondità del cambiamento in corso sono state per molte persone così alienanti che in parecchi non sono disposti e non sono in grado di guardare al futuro.
– Ciascun paese vanta una varia e complessa realtà di narrazioni nostalgiche, alcune delle quali hanno riacquistato importanza in un periodo in cui cittadini non accettano più la dottrina del progresso.
– Queste narrazioni sono state abilmente utilizzate da politici emergenti di varie inclinazioni ideologiche per infondere entusiasmo ad una forza di protesta contro lo status quo, rigettando una visione del futuro che mette le persone in una posizione passiva nel processo di cambiamento.
– A trarre vantaggio dalle ansie dei cittadini circa il cambiamento in corso sono quelli che promettono di ripristinare il «controllo», non soltanto sull’immigrazione o sulle leggi (e si preoccupano addirittura se la bandiera nazionale è esibita con entusiasmo), ma sul tempo stesso. Il tempo è presentato come una forza selvaggia e senza regole, che può essere inchiodata, riconquistata e tenuta a bada.
– Il rischio (il prezzo cioè dell’incapacità dei politici tradizionali di rispondere a questi sviluppi) è che le nostre società diventino più intolleranti (più esclusiviste e meno inclusive), finendo per reggersi su una forma di competizione sociale più disperata e pericolosa; mettendo, in altre parole, in pericolo le nostre democrazie liberali.
Da leggere. Il report si può scaricare qui.
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.