“La frattura tra Europa e Stati Uniti è profonda e storica”, afferma il quotidiano francese Le Monde in un editoriale (https://www.lemonde.fr/…/europe-s-historic-challenge…). “D’ora in poi la sicurezza del continente dipenderà essenzialmente dagli europei stessi e dalla loro capacità di mantenere la coesione”.
Le ragioni sono emerse questa settimana quando la Casa Bianca ha avviato i negoziati con il Cremlino sull’Ucraina e quando il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance ha rimproverato gli alleati europei per i valori e la censura online, in un discorso alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco (https://edition.cnn.com/…/jd-vance-munich…/index.html).
Mentre Le Monde fa riferimento all’”incertezza sulle intenzioni del team di Trump” nei confronti dell’Ucraina e, più in generale, della sicurezza europea, la redazione del Financial Times consiglia: “L’Europa dovrebbe comunque agire nel suo interesse a lungo termine, anche se oggi farebbe fatica a difendersi senza il supporto americano. La sua sicurezza futura sarà decisa in Ucraina, quindi il suo primo dovere è quello di aumentare gli aiuti militari a Kiev finanziando la produzione di armi ucraine, investendo risorse nella tecnologia dei droni e anti-droni, sovvenzionando l’espansione della capacità produttiva e firmando contratti a lungo termine per sostituire il kit fornito dagli Stati Uniti, come le difese aeree e gli attacchi a lungo raggio” (https://www.ft.com/…/2be871f2-f7c0-48ae-a39a-822207a3cb88).
Al think tank sulla difesa del Regno Unito RUSI – Royal United Services Institute for Defence and Security Studies, Matthew Savill lamenta che l’Europa non abbia elaborato un piano per sostenere Kiev da sola se l’amministrazione Trump decide di ritirarsi. I leader europei hanno riflettuto sull’invio di truppe in Ucraina e la Gran Bretagna si è offerta pubblicamente di farlo. Ma il loro obiettivo dovrebbe essere risoluto e Savill scrive che una missione passiva di mantenimento della pace dovrebbe essere esclusa. “Una forza più orientata al combattimento destinata a scoraggiare la Russia (… ) potrebbe essere oggetto di discussione, ma qui emergono i limiti militari dell’Europa”, scrive Savill (https://rusi.org/…/europe-fails-seize-moment-ukraine).
Più in generale, il columnist del Wall Street Journal Walter Russell Mead scrive che l’Europa e gli Stati Uniti hanno raggiunto una sorta di impasse. Il discorso di Vance a Monaco intendeva trasmettere una verità emergente, scrive Mead: “L’Europa in generale, e la Germania in particolare, non possono più contare sull’eterno tappeto caldo e confortevole costituito dalla protezione americana (…) La politica europea di Trump avrà probabilmente uno di questi due risultati. Potrebbe funzionare come terapia d’urto, spingendo gli europei a fare quei cambiamenti che potrebbero rinnovare la forza europea e offrire speranza per una nuova e più realistica alleanza. Oppure potrebbe segnare l’inizio della fine della comunità transatlantica che ha dato all’Europa la sua più lunga era di relativa pace dai tempi dell’apice dell’Impero romano” (https://www.wsj.com/…/a-message-to-europe-from-western…).
Ma è davvero la fine dell’alleanza transatlantica?
Agli occhi di alcuni, l’unità transatlantica è ora radicalmente in discussione e l’Ucraina è la location in cui si girano le scene della rottura della lunga relazione tra Stati Uniti ed Europa. Alcuni sostengono che ora l’alleanza transatlantica dal punto di vista funzionale è morta; altri dicono che non è ancora finita.
“L’ultima settimana è stata più di un campanello d’allarme per gli europei”, scrive Marc Champion, editorialista di Bloomberg Opinion. “I loro peggiori timori si sono avverati (…) Il punto è che l’Europa ha ancora bisogno degli Stati Uniti e lo sa, ma l’America di Trump non vede più la necessità dell’Europa” (https://www.bloomberg.com/…/trump-s-new-world-order-the…).
Sul blog Strategic Europe del Carnegie Endowment for International Peace, Rym Momtaz scrive animato da maggiori speranze che i leader europei e americani sono al lavoro per reinventare l’alleanza transatlantica, ma “non tutto è cupo (…) Gli europei possiedono abilità e capacità, a patto che si liberino dei loro dubbi e smettano di approfittare della garanzia di sicurezza degli Stati Uniti. Far accettare alle loro popolazioni (…) potenziali vittime tra le truppe in Ucraina, senza la piena copertura americana (…) non dovrebbe essere un compito così impossibile (…) Una cosa è chiara: l’alleanza transatlantica è in una crisi gramsciana: il vecchio è morto e il nuovo sta lottando per nascere” (https://carnegieendowment.org/europe/strategic-europe/2025/02/the-ticking-clock-on-reinventing-the-transatlantic-alliance?lang=en¢er=europe).
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.
A partire dal 25 maggio 2018 è entrato in vigore il nuovo Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati Personali (GDPR), abbiamo aggiornato la nostra Informativa sulla Privacy.