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La scissione fa male all’Italia e al governo

Lia Quartapelle lunedì 16 Settembre 2019
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di Lia Quartapelle

 

Ricordate quella vecchia pubblicità con uno Stefano Accorsi non ancora famoso?
Quella del “two is megli’ che one”?

Può essere vero per un gelato bigusto, meno per la politica italiana.

Voglio dirlo chiaramente, soprattutto dopo le interviste di Rosato e Scalfarotto su una possibile scissione. La scissione fa male all’Italia e fa male al governo che Renzi, tra gli altri, ha contribuito a fare nascere. ‬

Non si deve stare insieme per forza ma condividendo una grande idea di riforma dell’Italia che è possibile solo con un grande partito riformista di centrosinistra.

L’Italia ha bisogno di un sistema compiuto di democrazia dell’alternanza, non del proporzionale, che è il sistema elettorale che porta al trasformismo e all’instabilità.
Abbiamo il dovere di rispondere alle esigenze di chi lavora e produce, che chiede di avere infrastrutture funzionanti e regole più semplici. Abbiamo il dovere di preoccuparci della produttività stagnante da 25 anni, della mobilità sociale inesistente, di scuole che cadono a pezzi e non formano i ragazzi per il lavoro.

Dobbiamo stare vicino a chi fa fatica, a chi si sente solo, non con la rabbia ma con azioni di solidarietà concreta.

Perché due partiti dovrebbero metterci in condizioni di fare queste cose meglio di un partito solo?

A maggiore ragione nel momento in cui siamo impegnati in un governo con altre due forze politiche con una cultura politica diversa dalla nostra.

È da tempo che non sento parlare più di queste cose ma solo di piccole convenienze di piccoli leader.

La scissione sarebbe solo l’ultimo capitolo di un romanzo che interessa a pochi ma che danneggia le possibilità di molti di avere finalmente un’Italia moderna, solidale, giusta.

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