di Pietro Ichino
Di fronte all’allargarsi del gap tra chi è più esposto ai colpi della crisi pandemica e chi no, è interessante chiedersi quanto possano considerarsi ancora “di sinistra” le battaglie tradizionali della (vecchia) sinistra.
La contrapposizione tra i garantiti e i non garantiti c’era anche prima; ma la pandemia la ha molto inasprita.
I primi – dipendenti pubblici o di imprese private medio-grandi non colpite dalla crisi, pensionati – sono stati appena lambiti dalla catastrofe, alla quale possono guardare con la stessa partecipazione emotiva con cui al cinema si guarda un film drammatico; i secondi sono in balia della tempesta, solo in parte indennizzati dallo Stato, esposti al rischio che il drastico peggioramento della loro condizione diventi permanente.
Fra questi, a subire i colpi più devastanti sono in generale la parte povera dei bambini e ragazzi che vanno a scuola, i lavoratori giovani, le donne e gli immigrati.
Di fronte a questa vera e propria catastrofe sociale, solo una sinistra un po’ incartapecorita può continuare imperterrita a considerare come prioritarie e irrinunciabili le vecchie battaglie in difesa dei privilegi dei garantiti: per la loro inamovibilità, il loro non assoggettamento a valutazione, l’intoccabilità dei loro “diritti acquisiti”.
Una sinistra moderna – se per sinistra si intende la parte politica che più si occupa di costruire la parità di opportunità e di dotazioni, guardando prioritariamente all’interesse dei più deboli – dovrebbe invece porre al centro della propria strategia una maggiore contendibilità delle funzioni pubbliche e private a tutti i livelli, uno stringente assoggettamento di tutte le funzioni pubbliche a valutazione, un atteggiamento tendenzialmente critico nei confronti di tutti i “diritti” che pretendono di essere “acquisiti”, cioè intoccabili.
P.S. Sarebbe interessante esaminare alla stregua del criterio politico di cui sopra la giurisprudenza della Corte costituzionale dell’ultimo quinquennio – regolarmente accolta da un coro di approvazioni entusiastiche da parte della nostra (vecchia) sinistra – in materia di impiego pubblico e in particolare di dirigenza statale e regionale, di diritti pensionistici e di disciplina dei licenziamenti.
Pubblicato su pietroichino.it lunedì 8 marzo 2021
Già senatore del Partito democratico e membro della Commissione Lavoro, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Ordinario di Diritto del lavoro all’Università statale di Milano, già dirigente sindacale della Cgil, ha diretto la Rivista italiana di diritto del lavoro e collabora con il Corriere della Sera. Twitter: @PietroIchino