di Roberto Gualtieri
Pubblichiamo con piacere il post tratto dalla pagina Facebook del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri
L’accordo chiuso a Bruxelles dopo quattro giorni di dura trattativa costituisce un risultato storico per l’Italia e per l’Europa, del tutto inimmaginabile soltanto pochi mesi fa.
Oggi tutto è cambiato, con un’intesa frutto di un processo laborioso e impegnativo, nato dalla lettera che l’Italia, con il presidente Conte, ha promosso insieme ad altri capi di Stato e di governo, a partire da Macron e Sanchez.
Un lavoro certosino che ha costruito in questi mesi un fronte comune via via più largo, con l’impegno importante della Commissione del Parlamento Europeo, della Germania e di tanti altri paesi, e che ha delineato un programma ambizioso, basato su emissione di titoli comuni per 750 miliardi di euro, all’altezza della sfida che ci aspetta.
È la prima volta che questo succede e noi ci abbiamo creduto sin dall’inizio.
Oggi l’Italia può contare su un Recovery Fund robusto, che assegna all’Italia 209 miliardi di euro: circa 81 miliardi in trasferimenti, cioè la stessa cifra prevista nella proposta iniziale della Commissione, e fino a 127 miliardi in prestiti, ben 36 miliardi in più. Inoltre, novità del compromesso di stanotte, fino al 10% dei fondi del Recovery Fund potrà essere pre-finanziato nel 2021 e potranno essere incluse spese fatte a partire da febbraio 2020.
La Commissione raccoglierà le risorse sui mercati, emettendo titoli comuni di debito con la garanzia del bilancio dell’Unione europea per finanziare progetti comuni e trasformativi, come chiedevamo noi dall’inizio.
Sono stati inoltre evitati meccanismi di governance con passaggi all’unanimità, ed anche il cosiddetto “freno di emergenza”, eventualmente attivabile solo per i pagamenti (i Piani nazionali sono approvati con maggioranza qualificata), sarà temporaneo e non intaccherà le prerogative della Commissione e i meccanismi decisionali basati sul metodo comunitario.
Dunque, un’opportunità unica per il nostro Paese di rilanciare la propria economia all’insegna della sostenibilità, dell’innovazione e dell’inclusione, con un sostegno deciso al tessuto economico e produttivo, con più investimenti sulle infrastrutture, più risorse per l’istruzione, la ricerca, la salute e la cultura.
Questa è anche l’occasione che aspettavamo da tempo per affrontare nodi strutturali che frenano il Paese e il suo potenziale che, oggi più che mai, può e deve esprimersi appieno.
Si apre una nuova fase per l’Italia, che può investire su una ambiziosa strategia di rilancio, e per l’Europa, che si incammina sulla strada di una reale unione economica, che può rafforzarne e la dimensione democratica e la proiezione politica, necessarie ad affrontare le sfide del mondo globale e a rigenerare il proprio modello sociale e di sviluppo.