di Pasquale Pasquino
Un accordo fra Trump e Putin oggi ha tutta l’aria di una mission impossible. Le condizioni per la possibilità di un accordo fra due attori è o una garanzia dello stesso prodotta dalla forza che può essere usata contro chi lo viola – e che funziona da deterrente –, oppure dalla natura di gentlemen delle parti dell’accordo – fondata sul principio pacta sunt servanda. Nel caso in questione nulla permette di supporre che Trump e Putin facciano parte della categoria dei membri dei buoni club inglesi, né che siano dediti al rispetto del diritto internazionale. Quanto alla ipotesi di una forza schierata a protezione dell’accordo (come è il caso fra le due Coree da 72 anni) non si vede affatto quale questa sia dal momento che a difesa dell’Ucraina Trump è disposto a schierare solo studiosi del sottosuolo e che implicitamente si assume sia un terzo attore, di cui Putin non vuol sentir parlare e che non è nemmeno stato consultato al fine di essere partner dell’accordo: i paesi europei.
È abbastanza evidente che il presidente degli Stati Uniti sottovaluti l’astuzia del partner russo e sopravvaluti il suo millantato potere di paciere. Trump dovrebbe schierare i suoi soldati a protezione dell’accordo in cambio dello sfruttamento a suo favore delle terre rare, che pare pullulino nel sottosuolo dell’Ucraina. Ma non può garantire a Putin (non si sa su che basi) la presenza di forze europee sulla frontiera fra i belligeranti.
Di fronte a un rifiuto di Putin a un accordo anche solo di cessate il fuoco dal contenuto assai confuso, Trump (come i pacifisti nostrani) vuole la “pace” ma non si capisce come. Certo lui può sempre armare gli Ucraini e inchiodare la Russia ad un conflitto che la dissangua, può imporre ulteriori sanzioni, ma tradirebbe la promessa in base alla quale avrebbe rapidamente imposto la “pace” e dovrebbe spendere altro danaro nella fornitura di ulteriori armi all’Ucraina, oltre a rompere i rapporti con la Russia, che non sembra affatto la sua intenzione (nonostante le recentissime minacce). Ma cedere troppo a Putin non gli conviene, perché l’opinione pubblica americana e chiaramente gli elettori repubblicani (che decideranno le elezioni di midterm) sono profondamente ostili alla Russia. Trump, che nonostante l’ostilità alla globalizzazione ci tiene ad essere il boss delle relazioni internazionali, non può cedere questo ruolo a Putin e la nuova Yalta è una mezza bufala. Come si fa: Trump si prende il controllo del Messico e della Groenlandia e da a Putin un bel pezzo dell’Europa?? E anche Taiwan e il Pacifico alla Cina: MALR make America less relevant??
Che può fare Putin? Non è chiaro. Accettare una tregua senza garanzie per prender tempo e riarmarsi? Proporre di diventare un partner dell’economia americana? Ma l’America non ha bisogno né di armi, né di petrolio e la Russia economicamente vale un dodicesimo dell’Europa, che però Trump non vuole nemmeno consultare nel quadro dell’accordo.
Un possibile accordo per i due sarebbe: Trump dice a Putin fermati per quattro anni, quando io non ci sono più invadi di nuovo l’Ucraina. Ma Vance non sarebbe d’accordo e in quattro anni anche la lenta Europa si sarà presa cura della difesa della sua frontiera orientale.
Di questo possibile accordo oggi si può dire solo quello che si dice a Chicago a proposito delle previsioni del tempo: wait and see!
Pasquale Pasquino, nato a Napoli nel 1948, è Director of Research al French National Center for Scientific Research (CNRS) nonché docente di Politics and Law alla New York University. Dopo gli studi di filologia classica, filosofia e scienze politiche ha pubblicato ricerche sulla storia delle idee relative allo Stato e alle costituzioni. In anni recenti la sua ricerca si è concentrata sulla giustizia costituzionale in una prospettiva costituzionale. In passato ha lavorato presso il Max Planck Institute di Göttingen, il Collège de France e il King’s College di Cambridge.