di Alessandro Maran
Donald Trump ha notoriamente definito il cambiamento climatico una bufala cinese prima di fare marcia indietro. La sua vittoria segnerà la fine delle politiche pro-clima e della partecipazione dell’America agli sforzi globali per limitare le emissioni e combattere il riscaldamento globale?
Come per gran parte delle cose che riguardano Trump, non è del tutto chiaro e c’è chi spera che le sue opinioni siano malleabili. Brad Plumer del
New York Times scrive dell’alleato di Trump Elon Musk, proprietario della società di auto elettriche Tesla: “Una grande domanda è quanta influenza, se ce n’è, le opinioni di Musk sul cambiamento climatico e l’energia pulita possano avere nella nuova amministrazione” (
https://www.nytimes.com/…/elon-musk-trump-tesla.html). Lo stesso Trump, di recente, ha parlato più favorevolmente delle auto elettriche.
Eppure, l’aspettativa generale è quella di una svolta di 180 gradi. Sulla
MIT Technology Review, Casey Crownhart scrive: “Negli ultimi quattro anni gli Stati Uniti hanno preso sul serio l’azione per il clima, collaborando con la comunità internazionale e investendo denaro nelle soluzioni. Ora, siamo di fronte a un periodo in cui le cose saranno molto diverse” (
https://www.technologyreview.com/…/us-election-trump/). Coral Davenport e Lisa Friedman del
New York Times scrivono: “Le probabili politiche di Trump volte a incoraggiare maggiori trivellazioni e la combustione di petrolio e gas aggiungerebbero quattro miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra all’atmosfera, secondo uno studio di Carbon Brief, un sito di analisi climatica (
https://www.carbonbrief.org/analysis-trump-election-win…/). Il presidente eletto ha preso gusto specialmente nel descrivere come intende “uccidere” il più importante provvedimento sul clima dell’amministrazione Biden, che è progettato per accelerare la transizione degli americani dalle auto inquinanti a benzina ai veicoli elettrici” (
https://www.nytimes.com/…/cli…/trump-climate-change.html).
Non per caso, Trump ha scelto l’ex deputato di New York Lee Zeldin come capo dell’Environmental Protection Agency, che è responsabile della protezione della salute e dell’ambiente. Zeldin sostiene il fracking e ha votato ripetutamente contro le misure per combattere il cambiamento climatico, ripulire l’industria petrolifera e proteggere i consumatori dalle sostanze chimiche tossiche.
Per quanto riguarda le reazioni in altri paesi, Victor Cha del CSIS | Center for Strategic & International Studies ha scritto di recente, nella prefazione a un rapporto del CSIS sul possibile impatto globale delle elezioni: “L’ostilità di Trump verso l’accordo di Parigi e l’Inflation Reduction Act sarà fonte di discordia con i governi europei e asiatici, ma potrebbe anche essere accolta con favore dal settore privato in quei paesi per aver rimosso i sussidi a favore delle aziende statunitensi. Altri, come l’Australia e la Nuova Zelanda, potrebbero provare a promuovere l’agenda climatica in tutto tranne che nel nome, concentrandosi nell’incoraggiare un ruolo degli Stati Uniti nella costruzione di infrastrutture critiche, porti e aeroporti” (https://www.csis.org/…/foreword-election-global…).
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.
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