Da Le Monde del 14-15 ottobre 2018: Il ritorno del ‘rischio Italia’
traduzione di Carlo Fusaro
«Lo scontro che si profila non ricorda alcuna crisi europea del passato. Parliamo dell’Italia che ancora pochi mesi fa sembrava uscita dal vicolo cieco della crisi. Conti pubblici finalmente sotto controllo, un surplus commerciale con l’estero invidiabile, un’economia che dava segni di ripresa dopo anni di recessione e marasma, e soprattutto un’immagine di serietà duramente conquistata a fronte delle istanze europee scettiche sulla base delle esperienze precedenti: il ricordo dell’autunno 2011, quando il primo ministro Silvio Berlusconi dovette gettare la spugna a causa della sfida dei mercati finanziari, che aveva fatto correre al paese il rischio del fallimento, sembrava pressoché dimenticato…» [non lo scrive il Pd, tantomeno Renzi. Lo scrive uno dei più autorevoli quotidiani europei, il più autorevole di Francia! ndt]. Continuiamo la lettura.
L’isolamento dell’Italia
«Ahimè, in qualche mese, questo capitale di fiducia è stato disperso, sia presso i partner europei sia presso i mercati. A conferma dell’isolamento completo dell’Italia a Bruxelles sia sui mercati l’impennata dello spread… che si è stabilizzato da qualche giorno intorno a 300 punti base. L’Italia si indebita oggi a tassi di oltre il 3.5% contro l’1.5 di qualche mese fa. Per un paese che ha un debito di 2300 mld d’euro, la differenza non è piccola.
Questa esplosione dell’onere del debito dipende solo dalla politica, e se il tema del ‘rischio Italia’ sembra tornato, è alla luce delle scelte economiche del governo italiano, considerate ora vaghe, ora incoerenti, ora pericolose.
Lunedì 15 ottobre, Roma deve consegnare a Bruxelles le grandi linee del suo bilancio 2019.
Una tempesta perfetta
A fine settembre, annunciando l’intenzione di portare il deficit al 2.4% – contro lo 0.8% inizialmente previsto…» [dal malefico governo Pd Gentiloni, ndt] «il governo Conte… ha scatenato una tempesta. Una tempesta tanto più violenta in quanto la decisione è stata accompagnata da approssimazione e dilettantismo. Ciò non poteva che ispirare i più seri dubbi in soggetti abituati a ragionare a partire da dati effettivi e obiettivi realistici. Per uscire dall’impasse in cui si è cacciato, il governo italiano non sembra avere altra possibilità che fare marcia indietro. E sarà poi anche necessario che la crisi si plachi… Niente è meno certo. Infatti l’opposizione a Bruxelles e all’ortodossia finanziaria è il collante della eterogenea coalizione di forze in precedenza del tutto contrapposte. Tutto porta a credere che i due uomini forti del governo, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, forti del largo appoggio dell’opinione pubblica, vogliano lo scontro con Bruxelles, convinti di uscirne vincitori.
A Bruxelles, la tentazione di evitare l’ostacolo potrebbe essere forte. Potrebbe bastare lasciare i mercati punire essi stessi un bilancio troppo dispendioso e fondato su ipotesi di crescita non realistiche. Sarebbe riprodurre lo schema che ha condotto alla caduta di Berlusconi nel 2011, episodio chiamato da numerosi italiani “colpo di stato finanziario”, che ha favorito la crescita degli estremisti.».
CONCLUSIONE. «Il momento suggerirebbe invece di regolare politicamente la questione e di discutere costi quel che costi con questo governo elusivo e sfuggente, SE NON ALTRO PER PORGLI UNA DOMANDA SEMPLICE ED ESSENZIALE: “VOLETE ANCORA FAR PARTE DELL’UNIONE EUROPEA?”
Presidente del Comitato scientifico di Libertà Eguale. Già professore ordinario di Diritto elettorale e parlamentare nell’Università di Firenze e già direttore del Dipartimento di diritto pubblico. Ha insegnato nell’Università di Pisa ed è stato “visiting professor” presso le università di Brema, Hiroshima e University College London. Presidente di Intercultura ONLUS dal 2004 al 2007, trustee di AFS IP dal 2007 al 2013; presidente della corte costituzionale di San
Marino dal 2014 al 2016; deputato al Parlamento italiano per il Partito repubblicano (1983-1984).