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L’esperimento gialloverde è fallito, prepariamoci…

Natale Forlani lunedì 28 Gennaio 2019
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di Natale Forlani

 

Con il varo del decreto sulla quota 100 per i prepensionamenti e per il reddito di cittadinanza, si esaurisce di fatto la fase propulsiva del governo gialloverde. I due provvedimenti rappresentano il cuore del contratto di programma, fondato su una idea distorta di crescita economica basata sulla espansione del deficit della pubblica amministrazione nella parte della spesa corrente, per sostenere i consumi interni.

L’esito è già fallimentare: con la crescita costante della spesa per interessi sul debito pubblico, e per la previdenza e l’assistenza, che costituiscono una ipoteca per le prossime leggi di stabilità. Questa non è una eventualità, ma un fatto sostanziato nella legge di bilancio 2019, che prevede dei tagli automatici della spesa statale a fronte di uno sforamento negativo nelle previsioni della crescita economica, che ormai tutte le Autorità internazionali e interne danno per scontato.

E lo sarà anche per le leggi di bilancio del 2020 e 2021, per far fronte con l’aumento dell’Iva ad oltre 40 miliardi alle previsoni di un ulteriore incremento del deficit.

 

Nessun sostegno all’economia, né dalla legge di bilancio…

Gli effetti espansivi dei due provvedimenti, che vengono previsti dal governo sui consumi e sulla crescita dell’economia, si riveleranno un ennesimo bluff. La quota 100 produrrà un abbassamento delle rendite dei futuri pensionati, rispetto ai salari attualmente percepiti.

La previsione di una ondata di nuove assunzioni collegata alla fuoriuscita dei pensionandi si rivelerà infondata. Intanto perchè è lo stesso governo, con il blocco del turnover nella pubblica amministrazione ed i tagli di spesa previsti nelle prossime leggi di stabilità, ad escluderla per i 140 ml pensionandi pubblici. In secondo luogo perchè nel settore privato i pensionamenti saranno utilizzati per far fronte agli esuberi derivanti da riorganizzazioni produttive e dalla diminuzioni dei nuovi ordini che si è già registrata nei mesi recenti.

La spinta sui consumi interni derivante dal reddito di cittadinanza a regime (0,2% sul PIL) è del tutto insignificante.

 

…né dal quadro internazionale e dalle elezioni europee

A fronte di queste dinamiche interne, tutte le previsioni della crescita economica internazionale vengono costantemente ridimensionate, soprattutto per la dinamica delle esportazioni, negli Stati Uniti, in Europa e nella economia cinese. Con conseguenze negative per le imprese italiane esportatrici e per il loro indotto (con effetti sul 40% del nostro sistema produttivo).

Per l’ Europa, il 2019 è l’anno delle elezioni per il parlamento e per il rinnovo della Commissione e delle cariche della Bce. La previsione di una significativa avanzata delle cosiddette forze politiche sovraniste prefigura un ulteriore indebolimento delle Istituzioni europee. Diversamente da quanto auspicato dalla Lega e dal Mov. 5 stelle, che prevedono l’avvento di una Europa più lassista verso gli stati indebitati, questo indebolimento ci lascerà  ancora più esposti sui mercati internazionali (leggi aumenti dei tassi di interesse sui debiti pubblici e sul credito alle imprese e alle famiglie).

 

Come affrontare la tempesta perfetta?

Tutte le tendenze interne ed esterne descritte prefigurano lo scenario di una potenziale tempesta perfetta. Come lo affronteremo?

Nel breve periodo le forze che compongono la maggioranza cercheranno, soprattutto sul piano della comunicazione, di consolidare il consenso possibile sui provvedimenti adottati, in vista delle scadenze elettorali.

Ma buona parte di questo consenso è dovuta, paradossalmente, alla competizione interna, che tende a rafforzare le identità dei rispettivi blocchi elettorali, e alla oggettiva frammentazione delle deboli opposizioni.

Ma l’esperimento gialloverde è esaurito per l’impraticabilità del terreno su cui poggia. E cioè l’ennesimo tentativo di conciliare la modernizzazione con l’assistenzialismo tramite l’espansione della spesa pubblica.

Questo fallimento ci consegnerà un paese con fratture territoriali e generazionali ingrandite e senza grandi risorse pubbliche per rimediarle. In poche parole è in gioco la prospettiva stessa della nostra Comunità nazionale. Pensare di costruire risposte rispolverando i vecchi armamentari della destra e della sinistra italiana ( flax tax, redditi di dignità, diritti di ogni sorta, no jobs act ..) non porta da nessuna parte.

Il vero tema è come coniugare in modi nuovi la modernizzazione del paese e l’innovazione sociale, su una politica post populista in grado di mobilitare ceti produttivi, forze sociali e e associazioni, e una parte significativa della opinione pubblica. Ma su questo torneremo con altre riflessioni.

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