di Alberto Colombelli
Ci sono momenti nel corso di ciascuna esistenza nei quali ci si incrocia con la Storia.
E per le nostre ultime generazioni questo è esattamente uno di quelli.
In questa sua ultima legislatura l’Unione europea ha saputo rispondere a drammatiche crisi senza precedenti con soluzioni di grande innovazione, con risposte che con visione gestiscono rilevanti transizioni quali quella ecologica e digitale associandole a sicurezza sanitaria, giustizia sociale e coesione territoriale.
Lo ha fatto partendo dai risultati di quella che nel 2019 è stata di fatto storicamente la prima elezione europea di grande contenuto politico, in cui si è dovuto respingere un vero pericoloso assalto sovranista e populista alle istituzioni europee, e con strumenti quali “Next Generation EU”, ormai un modello di riferimento che ha cambiato ogni prospettiva con cui affrontare le questioni del nostro tempo: un sistema di pagamenti scadenzati, legati e condizionati a verifiche puntuali nel raggiungimento degli obiettivi, che offre un meccanismo virtuoso di controllo della qualità della spesa, accrescendo la responsabilità di ogni singolo stato membro nella contestuale realizzazione di riforme condivise, da realizzare in tempi predefiniti e capaci di rimuovere debolezze strutturali che da tempo dovevano essere risolte.
Un modello che in questa sua natura esprime una visione strategica capace di andare ben oltre l’emergenza, partendo dal fondamentale presupposto che il buon governo non è limitarsi a rispondere alle crisi del momento, ma è muoversi quanto prima per anticipare quelle che verranno.
Coraggio, passione e visione che producono credibilità e da lì ispirazione e convergenza su obiettivi condivisi, facendo del perseguimento del bene comune finalmente l’obiettivo congiunto di tutti.
Riuscendo così ad aprire una prospettiva di lungo periodo capace di rendere lo stesso ambizioso nome del programma coerente con una visione all’altezza della missione che si intende perseguire: “Next Generation EU” letteralmente è da intendersi quale piena assunzione di responsabilità verso le generazioni future, come – per usare un eufemismo – non sempre si è realizzato in passato mentre proprio quello dovrebbe essere sempre l’essenza ultima e più profonda di ogni impegno politico, ossia lasciare un mondo migliore a chi viene dopo di noi.
Prospettive e anche già risultati rilevanti, prodottisi pur nella vigenza di trattati per i quali oggi si aprono concretamente prospettive di revisione, sullo slancio anche di quanto proposto direttamente dai cittadini dalla “Conferenza sul futuro dell’Europa”, un esempio virtuoso di democrazia partecipativa, anche questo senza precedenti, chiusosi il 9 maggio scorso con 49 raccomandazioni di grande innovazione, da quelle che proiettano verso un’Ue più politica e democratica (dalla drastica riduzione dei voti all’unanimità nelle sedi intergovernative all’introduzione di liste transnazionali sin dalle prossime elezioni europee, prerequisito per aprire finalmente ad un’occasione di confronto tra partiti politici europei su tematiche europee e non ad una semplice ulteriore occasione di conta interna nazionale sterile e fine a se stessa) fino a quelle che introducono maggiori tutele sociali (come il salario minimo): un lavoro serio a cui un Parlamento europeo sempre più incisivo ed influente con altrettanta serietà ha dichiarato di voler dare seguito.
L’Europa è sempre più la nostra casa e il nostro futuro, a tutti noi la responsabilità – ciascuno nel proprio ambito – di viverla come nostra prioritaria missione collettiva del nostro tempo e delle nostre generazioni.
Dobbiamo ora farlo senza più esitazioni, cercando ciascuno nel proprio ambito di contribuire a favorire il progressivo sviluppo di una sempre più determinata convergenza nell’impegno congiunto in questa direzione di tutti i progressisti, europeisti e riformisti dell’Unione europea.
Affinché si adoperino finalmente davvero insieme, questa volta anche fino alla revisione dei Trattati, per liberare l’Unione europea dai limiti impostigli da una sua governance divenuta progressivamente sempre più condizionata da dinamiche intergovernative ed offrirle invece una sempre maggiore sovranità per fronteggiare le sfide globali anche e soprattutto nell’interesse dei singoli stati membri.
Affinché si possano garantire concreti progressi verso un’Europa che affermi sempre più compiutamente quell’insieme di ideali e valori che, associati a prosperità economica, hanno sin dall’origine e oggi ancor di più, senza precedenti nella Storia, liberamente attratto progressivamente paesi in uscita da drammatici passati politici e antidemocratici.
È giunto il momento di dare completa e definitiva affermazione a questi nostri valori, mettendoli in piena sicurezza con riforme che proiettino definitivamente l’Unione europea in una nuova dimensione geopolitica capace di ridurre alcune sue dipendenze strutturali non più sostenibili: quella energetica dalla Russia, quella commerciale dalla Cina ma anche quella della sicurezza dagli Stati Uniti d’America.
Perché questo è il momento in cui si è raggiunta maggiore consapevolezza di quanto sia necessaria una maggiore autonomia strategica europea.
Perché l’Unione europea è la più preziosa eredità che in questo nostro tempo la Storia ci offre.
Perché lo è con tre parole che già da sole esprimono pienamente quanto ha già cambiato e continua a cambiare positivamente le nostre vite: libertà (l’Europa che ci permette una società aperta e con spazi diversamente inimmaginabili), protezione (l’Europa che ci tutela con il rispetto del nostro ambiente, la qualità del nostro cibo, la difesa di un corretto sistema di concorrenza), progresso (l’Europa che persegue uno sviluppo sostenibile e che con politiche di coesione riduce le disuguaglianze territoriali).
Continuiamo a tenere accesa, insieme, la speranza nel nostro futuro.
Facciamolo insieme, con la responsabilità da figli ricostruttori dei Padri fondatori dell’Europa.
Per noi italiani con almeno due motivi in più.
Il primo, storico, è che questa nostra Europa trae origine dal visionario manifesto scritto a Ventotene da nostri illuminati connazionali.
Il secondo, attuale, è che quale principale Paese destinatario delle ingenti risorse riservate al “Next Generation EU”, dalla nostra capacità di realizzazione e di rispetto degli impegni presi deriva il successo dell’intero programma dalla cui credibilità dipende il futuro di questa nuova Europa sempre più tenacemente proiettata verso la sua più piena realizzazione.
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Versione estesa dell’intervento all’incontro “Me & Eu. L’Europa del futuro”. Bergamo, 20 maggio 2022, con la partecipazione di Irene Tinagli (Presidente della Commissione problemi economici e monetari del Parlamento europeo, Vice Segretaria nazionale del Partito democratico), Giorgio Gori (Sindaco di Bergamo), Elena Carnevali (Deputata Pd), Jacopo Scandella (Consigliere regionale Pd), Davide Casati (Segretario provinciale Pd Bergamo), Federico Pedersoli (Direzione provinciale Pd Bergamo), Gianluca Briguglia (Professore associato di Storia delle dottrine politiche presso il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari)
Consulente d’impresa, esperto in Corporate Banking. Già delegato dell’Assemblea Nazionale del Partito Democratico, è attivo nell’Associazione europeista Freedem e nell’Associazione InNova Bergamo. Ha contribuito al progetto transnazionale di candidatura UNESCO delle ‘Opere di difesa veneziane tra il XV e il XVII secolo’. Diplomato ISPI in Affari europei. Componente del Comitato scientifico di Libertà Eguale. E’ impegnato nella costruzione di una proposta di alleanza tra tutti gli europeisti riformatori.