di Alfonso Pascale
Durante l’anno che sta per concludersi si sono svolte consultazioni elettorali in numerosi paesi retti da istituzioni liberaldemocratiche. Quasi ovunque, le maggioranze uscenti sono state sconfitte e si è manifestata una forte volontà di cambiamento politico espressa, in molti casi, anche attraverso un’alta partecipazione al voto. Nonostante l’uso degli algoritmi da parte di stati autocratici (Cina e Russia) per manipolare in modo personalizzato, attraverso i dati, i modi di pensare e le percezioni individuali, finora le democrazie occidentali stanno reggendo la sfida di una vera e propria guerra cognitiva algoritmica, tesa a minare la fiducia nelle istituzioni democratiche.
Certo, senza attivare una formazione specifica per dotare le persone di una capacità di resistenza cognitiva attiva per difendersi da azioni organizzate tese a dissolvere comunità e società civile, la nuova forma assunta dalla guerra dell’informazione potrebbe in futuro essere vinta dai nemici delle democrazie liberali. Ma la sfida è ancora aperta e potrà vedere vincenti queste ultime se si doteranno quanto prima anche di strumenti analitici aggiornati per leggere la nuova realtà politica. Come si fa a non vedere che le polarizzazioni sono alimentate prevalentemente dalla propaganda dei paesi autocratici? Come si fa a non rilevare le sconcertanti convergenze che si realizzano, ormai in modo quasi sistematico e principalmente sui temi più caldi che riguardano lo scenario geopolitico, tra quelle che si continuano a definire impropriamente destre estreme e sinistre estreme?
La nuova realtà politica, che si è messa in moto in diversi paesi europei (a partire da Francia e Germania) e che vede dialogare forze politiche che prima si combattevano aspramente per formare nuove maggioranze, si riconduce ad uno schema che non è più quello tradizionale, destra/sinistra e progressismo/conservatorismo, ma quello europeismo/sovranismo, in sostanza tra forze che vogliono governare processi, essere protagonisti negli scenari mondiali e costruire soluzioni adeguate ai problemi sul tappeto e forze populiste che intendono galleggiare e inseguire rendite di posizione e corporativismi.
I democristiani della CDU-CSU, dopo le elezioni anticipate del Bundestag del prossimo 23 febbraio 2025. probabilmente si alleeranno con altri partiti per garantirsi una maggioranza ma non con i post-nazisti di Alternative für Deutschland o AfD. Il nuovo primo ministro francese François Bayrou “avrà la missione di dialogare con tutti i partiti politici per trovare condizioni di stabilità e di azione”, come ha dichiarato l’entourage di Macron, ma non si potrà alleare né con Rassemblement National, né con France Insoumise. Anche negli Stati Uniti, tra i repubblicani è in atto un’iniziativa per correggere le posizioni estremiste di Trump per poter governare e rispondere alle attese di cambiamento espresse dagli elettori.
Così come sta avvenendo in Italia all’interno dei partiti che formano l’attuale coalizione di governo. Lo scontro non è tra chi è più a sinistra o più a destra, tra chi è più progressista o più conservatore, ma tra chi ha soluzioni credibili e fattibili da proporre per affrontare i problemi e chi ha solo slogan elettorali da dispensare. Per questo è ora che i riformisti, ovunque si trovino, si diano una mossa ed entrino in gioco. I problemi sul tappeto a cui dare una risposta sono: la democrazia oltre lo stato (rilancio del multilateralismo e completamento dell’integrazione europea), la transizione ecologica senza gli estremismi del Green Deal europeo, il governo delle migrazioni, la lotta al wokismo e al politically correct, la libertà religiosa per garantire alle fedi lo spazio per contribuire al rafforzamento della democrazia. Il campo da gioco è davvero largo senza più i colori tradizionali d’un tempo: stanno fuori solo gli amici dei paesi autocratici che guardano nostalgici alla vecchia sinistra e alla vecchia destra.
Presidente del CeSLAM (Centro Sviluppo Locale in Ambiti Metropolitani). Dopo una lunga esperienza di direzione nelle organizzazioni di rappresentanza dell’agricoltura, nel 2005 ha promosso l’associazione “Rete Fattorie Sociali” di cui è stato presidente fino al 2011. Docente del Master in Agricoltura Sociale presso l’Università di Roma Tor Vergata, si occupa di sviluppo locale e innovazione sociale. Collabora con istituzioni di ricerca socioeconomica e di formazione e con riviste specializzate. Ultima pubblicazione: CYBER PROPAGANDA. Ovvero la promozione nell’era dei social (Edizioni Olio Officina, 2019).