di Lia Quartapelle
Ero nello spezzone del corteo del 25 aprile che è stato assaltato. Reggevamo lo striscione che diceva “Due popoli due Stati” che è stato tagliato in più punti.
Come Sinistra per Israele abbiamo discusso a lungo se portare quello striscione in manifestazione o meno. Il 25 aprile è la festa della nostra memoria, che ricorda chi ha liberato l’Italia. Non è un corteo contro Hamas – finora in Italia se ne sono visti pochi – né un corteo contro l’estremismo di Netanyahu, come quelli che avvengono in Israele ogni sabato.
Purtroppo, non si è riusciti a caratterizzare il 25 aprile di Milano come giornata in cui ricordare il coraggio di chi ci ha liberato e del percorso sanguinoso e duro fatto dall’Italia per liberarci dal nazifascismo. Ha provato a farlo il
PD Milano Metropolitana, con lo striscione dedicato a Giacomo Matteotti nel centenario del suo assassinio. Hanno provato a farlo alcune associazioni della memoria. Non l’ha fatto chi nei giorni precedenti ha più volte proposto come lo slogan del corteo il “cessate il fuoco ovunque”, dando l’idea che la manifestazione fosse l’occasione per segnare un punto nel dibattito politico a sinistra, non un momento condiviso di memoria nazionale in cui tutti gli italiani devono e possono riconoscersi.
Sinistra per Israele ha sempre partecipato al corteo del 25 aprile, accompagnando la Brigata ebraica, cioè l’associazione che ricorda il coraggio estremo di 5mila ebrei del mandato britannico di Palestina venuti a liberare l’Italia nonostante, rischiando la deportazione e la morte a causa delle leggi razziali. Quest’anno, oltre a scortare la Brigata, abbiamo deciso di portare con noi anche la richiesta di un cessate il fuoco immediato, la liberazione degli ostaggi e la soluzione dei due popoli due Stati. Il nostro era l’unico striscione della manifestazione che chiedeva il mutuo riconoscimento tra israeliani e palestinesi. Come associazione, siamo da sempre impegnati perché resti aperta la possibilità della convivenza, cioè che sia riconosciuta la legittima aspirazione del popolo palestinese a uno stato, insieme al legittimo diritto di Israele a esistere. Una prospettiva che oggi, dopo il massacro del 7 ottobre e le 35mila vittime civili palestinesi, sembra difficilissima da raggiungere eppure è l’unica possibile.
Mentre il palco istituzionale veniva fatto oggetto di contestazioni, il nostro spezzone, con anziani e ragazzi minorenni, è stato aggredito da giovanissimi con bastoni e oggetti da taglio. Siamo stati lasciati soli dalle forze dell’ordine arrivate dopo molti minuti. Dobbiamo ringraziare i City Angels se non è successo qualcosa di grave. E’ molto triste che a 79 anni dalla fine della guerra chi sfila al corteo del 25 aprile portando la stella di David sia oggetto di intolleranza, violenze e umiliazioni. Presenterò una interrogazione al ministro Piantedosi, per chiedere perché le forze dell’ordine non abbiano costantemente scortato chi portava la stella di David in manifestazione.
I tempi che viviamo sono bui. Rivolgo un appello alle forze organizzate della politica e della società civile: si ragioni da subito su come creare le condizioni perché il prossimo anno non si registrino più momenti di intolleranza e violenza. Le forze politiche si impegnino in prima persona a scortare lo spezzone ebraico della manifestazione e recuperino il senso del 25 aprile. L’ottantesimo anniversario della Liberazione di Milano non sia un corteo contro l’occidente né l’occasione di abusare della libertà di manifestazione e di parola, insultando e minacciando i partecipanti “sgraditi” al corteo. Organizziamolo in modo tale che sia il momento in cui ricorderemo la scelta libera, democratica, europeista e occidentale dell’Italia.
Deputato del Partito democratico, eletta a Milano. Già segretario della Commissione Esteri della Camera nel corso della scorsa legislatura. Fa parte della presidenza di Libertà Eguale ed è ricercatrice presso l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI). Insegna presso il corso di Politiche per lo sviluppo dell’Università di Pavia.
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