di Josep Maria Carbonell
Il movimento indipendentista in Catalogna è un movimento populista? In una conferenza che ho tenuto un anno fa sui movimenti populisti in Europa, mi è stata posta questa domanda e ho risposto affermativamente. Sì, una serie di criteri potrebbe supportare questa asserzione sull’indipendentismo catalano oggi.
Oggigiorno, quando parliamo di populismo, ci riferiamo a movimenti e partiti simili in tutto il mondo, ma con sfumature e tendenze diverse: con questo termine potremmo includere movimenti di estrema destra che si estendono un po’ in tutto il mondo, movimenti nazionalisti occidentali che di solito si identificano con movimenti di estrema destra e movimenti di estrema sinistra. Tra i diversi concetti possibili, quello che secondo me riassume meglio la diversità dei modelli è il concetto di neopopulismo, identificato dal professore dell’Università dell’Essex Paul Taggart. Il neopopulismo definirebbe meglio la pluralità di modelli che vanno ben oltre i movimenti neofascisti, nazional-populisti o anti-immigrazione, che ci circondano un po’ ovunque.
I movimenti populisti non sono una novità. In Francia, il boulangismo era un movimento della fine del XIX secolo che, sotto la guida del generale Georges Boulanger, riuniva monarchici, militari ribelli e famosi, insieme a settori di sinistra e di estrema sinistra che volevano porre fine alla legalità del Terza Repubblica, che alzava la bandiera del nazionalismo più radicale e persino fanatico, fondato su uno spirito di vendetta contro i tedeschi. Più recentemente è esistito il peronismo, guidato dal generale Perón, con un ampio sostegno popolare e sindacale contro le élite e il precario sistema politico argentino. Non c’è bisogno di parlare di fascismo e nazismo, che rientrerebbero nelle definizioni classiche dei movimenti populisti, questa volta di matrice totalitaria.
Per rispondere alla domanda iniziale del mio articolo, sarebbe utile definire gli aspetti che condividono questi tipi di movimenti.
1. In nome del popolo
Innanzitutto, questi movimenti pretendono – o cercano – di rappresentare l’intero popolo di un paese o di una nazione. Ecco perché li chiamiamo populisti: si autoidentificano con il popolo. Rappresentano – dicono – il popolo, e senza alcuna limitazione parlano sempre come se fossero i veri rappresentanti del popolo. Il popolo sono loro. Sanno cosa vuole il popolo. Il pluralismo non esiste nel loro concetto di popolo. Quindi il popolo e la nazione sono una realtà omogenea, compatta, senza soluzione di continuità. Non stanno parlando dei cittadini, ma del popolo. Nel concetto di popolo la cittadinanza è fusa in una singola unità senza volti sotto il magma della nazione: così abbiamo il popolo tedesco, argentino, francese, spagnolo, catalano o qualsiasi altro. Dal momento che loro sono il popolo, hanno bisogno di tenere grandi manifestazioni per le strade, con grandi spettacoli ora, felicemente, in generale, a differenza dei tempi precedenti, senza violenza. Questa proclamazione di rappresentare tutto il popolo, le masse popolari, arriva addirittura a mettere in discussione le convinzioni individuali di coloro che non si sono ancora identificati con loro.
Ringrazierò sempre il presidente Tarradellas (1) per il suo famoso discorso in Plaça de Sant Jaume il giorno del suo ritorno: “Cittadini della Catalogna, sono già qui!” È stata una lezione di fronte al nazionalismo identitario che abbiamo dovuto digerire e sopportare per tanti anni e che ora sostiene il movimento indipendentista in Catalogna. Da questo punto di vista, dal punto di vista dell’appropriazione illegittima della rappresentanza dell’intero popolo catalano, posso affermare che, di fatto, l’indipendentismo catalano è un movimento populista.
2. Contro la legalità vigente
In secondo luogo, in generale, tali movimenti vanno contro la legalità e la legittimità vigenti, oltre che contro il sistema. Hanno in comune un senso di rifiuto dei modelli costituzionali liberali, del parlamentarismo rappresentativo e un grande disprezzo per la legalità vigente, sia come risultato di Costituzioni deboli o poco consolidate, sia per certi processi di corruzione delle istituzioni politiche, sia per la crisi del sistema dei partiti politici, della debolezza del potere dei corrispondenti governi sia come conseguenza di crisi sociali ed economiche su vasta scala. Per loro il sistema è corrotto e si presentano come l’alternativa per rigenerare la vita politica e sociale. Unidas Podemos, un partito politico che a mio avviso ha caratteristiche di movimento populista, è nato a seguito della grande crisi economica e istituzionale del 2011 (15-M), e la sua narrazione principale, fino all’arrivo al potere con il Governo attuale insieme al PSOE, è stato in parte questo.
Anche il movimento indipendentista catalano è emerso in gran parte dalla stessa crisi, a cui si è aggiunta la sentenza della Corte costituzionale sullo Statuto catalano, si è presentato quindi come un movimento contro la legalità vigente, il cosiddetto “regime del ‘78” con un disprezzo della legalità spagnola, ed anche di quella catalana, che ha contribuito a costruire e persino a gestire per molti anni. La particolarità del cosiddetto processo catalano è il fatto che, sebbene essi mettano in dubbio la legalità e il sistema, sono in realtà al potere delle istituzioni di autogoverno che insultano. Questo secondo aspetto l’indipendentismo catalano condivide anche con il resto dei movimenti populisti.
3. Identificare un nemico colpevole di ogni male
L’identificazione di un nemico da sconfiggere, che rappresenta il colpevole di tutti i mali del popolo, insieme all’aspirazione alla sua liberazione, rappresenta il terzo aspetto comune del populismo. Per il boulangismo il nemico da sconfiggere era la Germania, condizione per la liberazione del popolo francese; per il peronismo erano le élite borghesi che opprimevano il popolo argentino; per il nazismo tedesco erano gli ebrei la colpa di tutti i mali dei tedeschi e la proposta per il tanto atteso risveglio e liberazione passò attraverso il Lebensraum (recupero dello spazio vitale). Per Trump, Le Pen o Orbán, i nemici sono gli immigrati, l’establishment o l’Unione europea, o tutti insieme.
L’argomentazione del populismo si basa più sull’emozione che sulla ragione, si basa più su un argomento semplice e chiaro, senza sfumature, che rifiuta risposte complesse, come richiesto dalle nostre società complicate e altamente contorte. Un caso molto chiaro: per Trump, esempio del nuovo populismo, le elezioni americane sono state una frode. Sì, una frode e niente di più. Per Bolsonaro, in Brasile, l’emergenza climatica è un’invenzione delle élite europee, niente di più. Per Le Pen, le cause dei mali della Francia risiedono nell’immigrazione. Per Johnson, in Gran Bretagna, i mali del suo paese sono nell’Unione europea. Per Junqueras e Puigdemont, i mali della Catalogna sono in Spagna. Per VOX, i mali della Spagna si trovano in Catalogna, Paesi Baschi e nell’immigrazione. Di fronte a narrazioni con risposte facili a problemi complessi e profondi, le forze democratiche hanno difficoltà a sollevare una loro narrazione di risposta che raggiunga le persone. In questo senso, possiamo anche identificare il processo catalano come populista.
4. La post-verità
Un quarto aspetto è l’uso dei media e l’uso sistematico di post-verità e fake news come una storia per diffondere i propri messaggi al pubblico. I leader dei movimenti populisti non hanno dubbi né scrupoli. Sono così interessati alla loro “verità” che sanno modellarla, distorcerla e manipolarla al servizio della loro proposta. La verosimiglianza sostituisce la veridicità. Ciò che avrebbe potuto essere soppianta i fatti e rappresenta una realtà al servizio della loro immaginazione.
I social media e la loro attuale impunità incoraggiano la trasmissione di bugie o mezze verità a tutta velocità e sono diventati il veicolo più apprezzato dei movimenti populisti. La combinazione tra la mancanza di ogni tipo di etica, Trump ne è un esempio, e l’impunità delle reti, permettono la circolazione, ovunque, di menzogne che scuotono e sconcertano l’opinione pubblica e, soprattutto, quei settori sociali. con meno mezzi e prigionieri di certi mezzi che riempiono il loro immaginario. Un americano che vede solo Fox News vive un immaginario molto particolare di matrice repubblicana.
L’uso sistematico di bugie e la manipolazione di fatti contrastanti e veritieri è una minaccia centrale per i sistemi democratici e per il diritto dei cittadini a ricevere informazioni veritiere. Sarà necessario, e non è né scontato né facile, cercare strumenti di regolazione con la tutela giudiziario-amministrativa per affrontare questa realtà che oggi sta sminuendo le nostre democrazie liberali imperfette ma indispensabili. Sebbene il cosiddetto processo catalano abbia spesso utilizzato notizie false o realtà distorte, sebbene la televisione pubblica Catalunya TV3 si rivolga solo al 48% della popolazione catalana, quella pro-indipendenza e che alimenta il processo, non posso dire che questa sia una caratteristica del processo.
5. Leadership unica
Il quinto fattore condiviso dai movimenti populisti è la leadership di una persona che diventa il punto di riferimento del progetto. Salvini in Italia, Trump negli Stati Uniti, Johnson in Gran Bretagna, Le Pen in Francia, Orbán in Ungheria, Bolsonaro in Brasile, Duterte nelle Filippine, Maduro in Venezuela, Erdogan in Turchia e Modi in India, tra gli altri. Non ci sono movimenti populisti senza un leader di riferimento. Lo abbiamo visto negli Stati Uniti con la devozione quasi religiosa di alcuni settori nei confronti di Trump. Lo stesso vale per Salvini, Duterte, Bolsonaro. Lo abbiamo visto con Mussolini, Hitler, Stalin, Boulanger, Perón e anche con Franco. Senza un leader che rappresenti il progetto, i populismi non hanno il loro riferimento, il loro specchio, il loro motore. E se finora abbiamo potuto affermare che il movimento indipendentista catalano è stato probabilmente identificato, con sfumature importanti, con i primi tre criteri sopra indicati e, in parte, con il quarto, il quinto fattore vacilla. La feroce lotta tra Junqueras e Puigdemont indebolisce e divide questo movimento. La lotta per la leadership e il controllo del cosiddetto processo prosciugano la storia, il messaggio e le basi. I due leader generano ammirazione nel proprio gruppo e rifiuto reciproco e sfiducia in quello opposto. I movimenti populisti non possono accettare la generazione di incertezza, confusione, insicurezza, sfiducia. Questo è il punto più debole del movimento indipendentista catalano e, probabilmente, la ragione del suo declino. Insomma, il movimento indipendentista catalano è un movimento che potrebbe essere identificato con i neopopulismi? Sì. È un movimento di estrema destra, no. È un movimento razzista? No. È un movimento nazional-populista che fa della patria catalana e della sua liberazione il centro della sua proposta, sì. Quale sarà il tuo futuro?
Non lo sappiamo.
(1) Nota del traduttore: Josep Tarradellas, esponente di Erc, Esquerra Republicana della Catalogna, era stato per alcuni decenni Presidente in esilio del Governo regionale, fu chiamato dal Presidente del Consiglio della transizione Adolfo Suarez, a presiedere il Governo regionale provvisorio in attesa delle prime elezioni libere. Le parole citate furono storiche per un duplice motivo: per un verso in senso democratico perché il Presidente provvisorio dichiarava chiuso il periodo franchista e per un altro verso in chiave inclusiva perché si rivolgeva a tutti gli abitanti della Catalogna, a prescindere dal fatto che fossero nati lì oppure no.
Decano della Facoltà di Comunicazione Blanquerna dell’Università Ramon Llull , ex presidente della Fondazione Joan Maragall, già segretario mondiale Miec-Pax Romana nonché deputato regionale Psc-Psoe e già garante delle comunicazioni in Catalogna