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L’ipotesi Corea e l’incubo dell’Europa

Alessandro Maran venerdì 14 Febbraio 2025
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di Alessandro Maran

 

🇺🇦 “L’Unione europea deve prendere atto della nuova realtà geopolitica. Il presidente americano, Donald Trump, non solo sta abbandonando l’Europa e l’Ucraina, ma sta mostrando il suo vero volto: quello di ‘un imperialista’ a cui l’Ue può far fronte, se resterà ‘unita’ e se avrà la ‘volontà politica’ di politica di pesare. E’ questo l’avvertimento che – scrivono oggi Christian Spillmann e David Carretta – lancia l’ex Alto rappresentante, Josep Borrell, dopo che Trump ha annunciato l’avvio di negoziati immediati con il leader russo, Vladimir Putin, per mettere fine alla guerra ignorando gli europei e gli ucraini” (https://davidcarretta.substack.com/p/lappello-di-borrell-gli-europei-devono).
Riepiloghiamo. Questa settimana si sono verificati due eventi significativi. In particolare, Trump ha avuto una telefonata con il presidente russo Vladimir Putin mercoledì (https://edition.cnn.com/…/putin-trump-phone…/index.html) e in seguito ha affermato che i negoziati di pace inizieranno “immediatamente” (nel corso della giornata, Trump ha ipotizzato che lui e Putin potrebbero presto incontrarsi in Arabia Saudita). Dopo la telefonata con Putin, Trump ha parlato con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (https://www.bbc.com/news/articles/cdry8g78lzvo), che successivamente ha affermato che l’Ucraina non avrebbe accettato un accordo di pace negoziato senza di essa (https://edition.cnn.com/…/ukraine-russia-nato-war…). Sempre mercoledì, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Pete Hegseth ha incontrato gli alleati europei a Bruxelles e ha escluso l’adesione dell’Ucraina alla NATO, affermando inoltre che l’obiettivo dell’Ucraina di riconquistare tutto il territorio che la Russia ha conquistato dal 2014 è “irrealistico” (https://edition.cnn.com/…/hegseth-ukraine…/index.html).
Ovviamente, la preoccupazione in Europa è palpabile. Henry Foy, Felicia Schwartz e Christopher Miller del Financial Times descrivono un continente “sconvolto” dagli sviluppi. “Le autorità europee temono di dover sostenere il costo della sicurezza e della ricostruzione postbellica”, scrivono, rilevando che il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha accusato l’amministrazione Trump di aver fatto concessioni a Mosca prima ancora che i negoziati fossero iniziati (https://www.ft.com/…/f7271853-48a0-4865-ac23-0cc4d87c9fb3). Stephen Collinson della CNN scrive che dopo la telefonata di Trump a Putin, il rapporto dell’Europa con gli Stati Uniti non sarà mai più lo stesso, soprattutto dati i timori preesistenti che gli Stati Uniti nel complesso rinunceranno a proteggere gli alleati europei con la forza militare (https://edition.cnn.com/…/us-european…/index.html). “Qualsiasi americano che abbia un ricordo adulto della Guerra fredda contro l’Unione Sovietica ha almeno 55 anni”, scrive tuttavia Collinson. “E l’avversario più potente degli Stati Uniti è in Asia, non in Europa. Quindi, è giusto che Trump chieda perché il continente non abbia ancora assunto la propria autodifesa 80 anni dopo la sconfitta dei nazisti”. Nick Paton Walsh della CNN scrive che questo è il momento che Putin aspettava: la possibilità di decidere il destino dell’Ucraina e plasmare l’equilibrio di potere dell’Europa, direttamente con Trump e senza il coinvolgimento di Zelensky (https://edition.cnn.com/…/analysis-trump…/index.html).
Il “peggior incubo” di molti leader europei è “un accordo russo-americano fatto sopra le teste di ucraini ed europei”, scrive la direttrice editoriale di Le Monde Sylvie Kauffmann in una rubrica del Financial Times, notando che è emerso un acceso dibattito su come l’Europa possa sostenere l’Ucraina senza il sostegno degli Stati Uniti. “Se l’Europa vuole un posto al tavolo delle trattative”, scrive Kauffmann, “deve avere qualcosa da metterci sopra in modo che i suoi interessi siano presi in considerazione non solo per quanto riguarda i termini dell’accordo, ma anche la sua attuazione” (https://www.ft.com/…/e159d707-98c2-4bfa-ab85-52b695d77737).
The Economist si chiede se Trump potrebbe virare in una direzione più conveniente per le capitali europee, scrivendo: “Nonostante i suoi metodi poco ortodossi (…) alcuni sperano che i collaboratori di Trump lo incanalino verso politiche più ortodosse. Kurt Volker, ex inviato di Trump in Ucraina, pensa che il presidente stia cercando ‘sia di sedurre Putin con discorsi cordiali sia di dimostrare che è in grado di fare pressione su di lui’. In alcuni commenti rilasciati più tardi nel corso della giornata, Trump è sembrato modificare la sua posizione. ‘Sostengo l’Ucraina’, ha insistito (…) Nonostante ciò, l’umore tra i funzionari ucraini si è notevolmente incupito” (https://www.economist.com/…/donald-trump-starts…).
Ad ogni modo, scrive il columnist del Washington Post David Ignatius, indipendentemente da come si svilupperanno i negoziati con l’Ucraina, Trump sarà giudicato in base ai risultati.
Come potrebbe concretizzarsi un accordo? E cosa sta sostenendo l’amministrazione Trump, in questo momento? Chiaramente, scrive Ignatius, Trump vuole che l’Europa si faccia carico del problema. A Bruxelles, Hegseth ha escluso che le truppe statunitensi vengano dispiegate in Ucraina, ma ha ammesso la possibilità di “truppe europee e non europee (…) dispiegate come peacekeeper”. Se ciò dovesse mai accadere, ha sostenuto Hegseth, quelle truppe dovrebbero essere dispiegate come parte di “una missione non NATO” (https://www.defense.gov/…/opening-remarks-by-secretary…/).

“Le dichiarazioni di Hegseth non sono una sorpresa”, scrive Ignatius. “L’idea del filo spinato europeo è stata condivisa con gli alleati della NATO dallo scorso novembre da Trump e dai suoi consiglieri. Le nazioni pronte a fornire forze includono Gran Bretagna, Francia, Danimarca, Finlandia e gli stati baltici, secondo William B. Taylor Jr., ex ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina (…) Le dichiarazioni di Trump e Hegseth, prese insieme, suggeriscono che l’amministrazione prevede un cessate il fuoco lungo una linea di demarcazione che segue approssimativamente l’attuale fronte di 600 miglia. Hegseth ha osservato che “deve esserci una solida supervisione internazionale della linea di contatto”. Questo approccio suona come il confine dell’armistizio che pose fine alla guerra di Corea e consentì alla Corea del Sud di raggiungere una prosperità spettacolare dalla sua parte della zona demilitarizzata” (https://www.washingtonpost.com/…/trump-ukraine-russia…/).

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