di Alessandro Maran
Trump sta mettendo pressione all’Europa su più fronti: minacciando tariffe, affermando che gli Stati Uniti non difenderanno gli alleati se questi non si decideranno a spendere in modo adeguato per la difesa e sospendendo il sostegno militare (e un po’ di intelligence) degli Stati Uniti all’Ucraina. Quali carte – per dirla con Trump – può giocare l’Europa, in risposta?
All’European Council on Foreign Relations (
ECFR), Tobias Gehrke scrive che il continente non è impotente (
https://ecfr.eu/…/brussels-holdem-european-cards…/). Può imporre tariffe sui beni statunitensi, inasprire le normative sui prodotti per rendere più difficile per gli Stati Uniti (più permissivi) vendere le proprie merci nel continente, penalizzare i beni realizzati negli stati repubblicani, regolamentare le aziende tecnologiche statunitensi e le piattaforme di social media che operano in Europa, limitare il suo possesso di debito statunitense, utilizzare leggi e regolamenti sulla protezione dei dati per bloccare i trasferimenti di dati tra Stati Uniti ed Europa, limitare il flusso di tecnologia sviluppata in Europa verso gli Stati Uniti, chiudere le piattaforme di criptovaluta di proprietà statunitense e altro ancora.
Inoltre, dato che gli Stati Uniti flirtano con l’idea di disimpegnarsi dalla sicurezza europea e dagli obblighi di difesa collettiva della NATO, l’Europa sa che dovrà rafforzare la sua forza militare. E questa settimana ci sono stati importanti sviluppi: il cancelliere tedesco in pectore Friedrich Merz ha ottenuto abbastanza voti dal Bundestag per allentare il limite del debito del paese e spendere di più, anche per la difesa (
https://edition.cnn.com/…/germany-merz…/index.html) e alcuni leader europei stanno spingendo per finanziare la difesa del continente con gli Eurobond, cioè con il ricorso al debito da parte dell’UE (
https://www.lemonde.fr/…/rearming-europe-brussels…).
Alla luce dell’aspro rimprovero che il vicepresidente statunitense JD Vance ha rivolto agli alleati europei alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco e della mai sopita infatuazione di Trump per il presidente russo Vladimir Putin, Matthias Gebauer, Frank Hornig, Paul-Anton Krüger, Steffen Lüdke e Britta Sandberg di
DER SPIEGEL hanno scritto all’inizio del mese che i leader europei stanno cercando di elaborare un piano: “Gli europei ora hanno un disperato bisogno di trovare una risposta agli attacchi paralleli provenienti da Mosca e Washington. La gravità della situazione attuale è impossibile da sottovalutare: è tempo di salvare ciò che può essere salvato in Ucraina e trasformare il continente europeo in una fortezza (…) È l’inizio di una corsa mozzafiato per recuperare il ritardo, sia militarmente che finanziariamente. Ancora più drammatiche della ricerca di denaro, carri armati e razzi, tuttavia, saranno le sfide politiche. I capi di stato e di governo europei saranno in grado di trovare una strategia per sopravvivere in questo nuovo mondo? L’Europa può crescere con questa crisi, come ha fatto con i dilemmi passati? O lo shock Trump-Putin accelererà il declino del continente?” (
https://www.spiegel.de/…/bye-bye-u-s-europe-scrambles…).
Sempre all’European Council on Foreign Relations (
ECFR), Juan Moscoso del Prado ha scritto la scorsa settimana che i governi devono coordinarsi meglio con il caleidoscopio di aziende di difesa europee (
https://ecfr.eu/…/combine-to-survive-the-european…/); e in effetti, la Commissione europea sta cercando di semplificare gli appalti per la difesa europea (
https://ec.europa.eu/comm…/presscorner/detail/en/ip_25_793). Tuttavia, non è del tutto chiaro se la nuova spesa per la difesa europea possa salvare l’Ucraina da un esito sfavorevole nella sua guerra con la Russia. Gli autori di Der Spiegel avvertono che senza il sostegno degli Stati Uniti, una “coalizione di volenterosi” europea a sostegno dell’Ucraina “potrebbe collassare rapidamente”.
Su
Foreign Affairs, Celeste A. Wallander ha recentemente valutato la capacità dell’Europa di colmare il vuoto se gli Stati Uniti ritirassero di nuovo il loro sostegno all’Ucraina. Wallander ha scritto: “Nessun paese in Europa ha le risorse finanziarie e industriali per sostituire gli Stati Uniti, ma insieme possono fornire un sostegno formidabile all’Ucraina. Con o senza Washington, le potenze europee dovranno aumentare i finanziamenti, gli acquisti e la produzione delle più urgenti necessità di rifornimento dell’Ucraina: munizioni e intercettori di difesa aerea. Danimarca, Germania, Norvegia, Regno Unito e molti altri lo stanno già facendo. Negli ultimi tre anni, l’Europa ha sempre più fornito all’Ucraina capacità che gli Stati Uniti non hanno, come risorse di attacco marittimo, carri armati da battaglia sostenibili, intercettori di difesa aerea a corto e medio raggio, sistemi di sicurezza informatica e componenti industriali. Allo stesso tempo, la produzione di droni da attacco e munizioni dell’Ucraina è aumentata, rappresentando ora almeno il 40 percento delle esigenze operative giornaliere dell’Ucraina (…) Anche con un’assistenza limitata degli Stati Uniti, l’Ucraina potrebbe, con il supporto dell’Europa, ottenere comunque vantaggi che rafforzerebbero la sua posizione nei confronti della Russia e ostacolerebbero l’intenzione del Cremlino di durare di più dell’Ucraina e costringere Kiev ad arrendersi alle richieste di Putin” (
https://www.foreignaffairs.com/ukraine/key-ukraines-survival).
Insomma, l’Europa non è inerme, su.
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.
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