di Luigi Marattin
Il Decreto Di Maio fa due cose:
1) aumenta il costo dei contratti a tempo (aumentando di circa il 30% i contributi da pagare);
2) aumenta pure il costo dei contratti a tempo indeterminato (per finanziare, appunto, un allungamento del sussidio di disoccupazione dall’attuale 4-24 mesi a 6-36 mesi).
Il punto 1) renderà meno conveniente fare contratti a tempo determinato. E il punto 2) renderà meno conveniente fare quelli a tempo indeterminato.
Il risultato è che verranno incentivate le due rimanenti opzioni: non assumere, o assumere in nero.
Nel mio partito in queste ore si balbetta: ehm… no… forse ci siamo sbagliati, forse no. Bastano due articoli di giornale per farla fare sotto a qualche dirigente troppo attento agli slogan e troppo poco attento alla difesa reale dei lavoratori.
No, non ci siamo sbagliati per niente. Le due misure di cui sopra produrranno un aumento dei disoccupati, e noi ci opponiamo a questa scelta sbagliata. Non ricordo a che punto della storia abbiamo deciso che il modo migliore per difendere i lavoratori fosse aumentare il numero dei disoccupati, e per lavarci la coscienza bastasse far loro qualche mese in più di indennità.
La soluzione è un’altra, e l’abbiamo ripetuta più volte.
Abbassare di 4 punti in 4 anni i contributi che il datore di lavoro deve pagare quando fa un contratto a tempo indeterminato. Solo se c’è questa misura si può aumentare la contribuzione per finanziare l’indennità di disoccupazione (a condizione ovviamente che l’effetto complessivo sia una riduzione), altrimenti questa ultima diventa uno slogan inutile, come tutte le altre di questo governo.
E noi agli slogan inutili ci opponiamo, mi pare.
Deputato di Italia Viva (era stato eletto nelle file del Pd nel 2018) e componente della Commissione Bilancio della Camera. E’ stato Assessore al Bilancio e alle Partecipazioni del Comune di Ferrara (dal 2010 al 2014) e Consigliere economico del Presidente del Consiglio (dal settembre 2014 al marzo 2018) prima con Matteo Renzi, poi con Paolo Gentiloni. Economista all’Università di Bologna presso il Dipartimento di Scienze Economiche, dove in questi anni ha insegnato Microeconomia, Macroeconomia e Strumenti e Mercati Finanziari (attualmente in aspettativa obbligatoria). Juventino.