di Lorenzo Gaiani
Certamente è fonte di soddisfazione sapere che da oggi ci sono molti più Sindaci del Partito Democratico o comunque del centrosinistra nel nostro Paese, sconfiggendo una destra pessima ed anacronistica.
In alcuni casi si può parlare legittimamente di una vittoria costruita dal basso e nel tempo, come quella, particolarmente significativa, di Damiano Tommasi a Verona , che è nata dalla convergenza fra le forze politiche democratiche e numerose realtà associative e di volontariato.
E’ quindi una lettura imprecisa e politicistica quella che indica i risultati di oggi come vittorie del “campo largo”, ossia, nella vulgata, dell’accordo fra PD e M5S, perché, come ampiamente dimostrato, la presenza di quest’ultima forza politica è impalpabile sul territorio , e nei luoghi delle vittorie più significative (Verona, Parma, Piacenza, Monza….) semplicemente i grillini non c’erano. C’erano però molte forze civiche, molte realtà locali che volentieri aderirebbero ad un progetto politico reale, basato sui programmi e sulla concretezza, anche a livello regionale e nazionale, se ne intravedessero i lineamenti.
Ha pesato anche la qualità dei candidati Sindaci, indipendentemente dal fatto che siano o meno persone con una pregressa esperienza politica : è stato il caso, ad esempio, di Monza, dove Paolo Pilotto ha prima vinto inaspettatamente le primarie e poi, con la credibilità che gli viene dalla sua vita professionale e politica, ha conquistato la guida del Comune.
Non si può tacere, rimanendo in ambito lombardo, che accanto a vittorie importanti ed esaltanti , come quelle di Lodi e Monza, e a conferme altrettanto importanti come quella di Crema, si siano riscontrate una serie di criticità, se è vero che nel territorio metropolitano milanese, a parte Cernusco sul Naviglio, tutti i ballottaggi sono stati perduti (Sesto San Giovanni per la seconda volta consecutiva), e al primo turno, accanto ad alcuni Comuni confermati, vi sono state sconfitte mortificanti ed esclusioni dal ballottaggio.
In un quadro falsato da una scarsa partecipazione al voto – ma l’anno prossimo non sarà così, né a livello regionale né a quello politico – la cosa che non ci si può permettere è quella di dormire sugli allori o di confidare fideisticamente in coalizioni di carattere puramente aritmetico.
Occorre uno scatto di inventiva politica che fin qui, in verità, non si è visto.