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di Tommaso Nannicini

 

Il presidente Conte, in aula al Senato, dopo il voltafaccia sui numeri della manovra economica, ha avuto il coraggio di dire che non cambierà niente su pensioni e reddito di cittadinanza. Non cambierà niente, è vero, ma semplicemente perché non c’è niente. Si continuano a fare annunci roboanti, promesse elettoralistiche, con tanto di date sull’entrata in vigore di quota 100 e reddito di cittadinanza, ma non c’è una misura concreta che sia una, tutto è rimandato a provvedimenti successivi. Per la serie: aspetta e spera.

 

Proclami senza concretezza

Il governo aveva individuato due priorità per la sua prima legge di bilancio: il fantomatico reddito di cittadinanza e pensioni anticipate per tutti, indipendentemente dall’invecchiamento della popolazione e, soprattutto, indipendentemente dalle reali condizioni di bisogno di chi attraversa una fase difficile della propria vita.

Ma alla fine che fa? Non individua misure concrete, non dà risposta alle aspettative che ha creato, continua a fare proclami su Facebook: creando incertezza, rimandando tutto a due fondi le cui risorse comunque non basteranno a fare tutto quello che viene annunciato. Mentre sarebbe stato più semplice allargare l’Ape sociale e il Reddito di inclusione fatti dai governi del Partito democratico, risolvendo i problemi di chi ha davvero bisogno e risparmiando risorse per il taglio del costo del lavoro stabile, la scuola, la non autosufficienza, il sostegno economico alle famiglie con figli.

 

Quando scatteranno le clausole vessatorie

Tutte priorità assenti da questa legge di bilancio, ma a portata di mano, come ha dimostrato la contromanovra del Pd presentata negli scorsi mesi. Insomma: il problema non sono i numeretti di questa legge di bilancio, il problema sono i giochetti di 5 Stelle e Lega.

Il problema non è il deficit del 2019: quel ridicolo 2,04 percento (rispetto al Pil) che ci fa ridere dietro da mezzo mondo. Il problema sono il 2020, il 2021 e il decennio successivo: quando scatteranno le clausole vessatorie sull’aumento dell’Iva introdotte da questo governo, quando si materializzerà il debito implicito che stanno creando, quando si dovrà discutere se rinnovare gli interventi tampone che stanno pensando di fare da qui alle elezioni europee, generando aspettative che in futuro sarà impossibile soddisfare. In attesa dei futuri provvedimenti su pensioni e povertà, infatti, quel poco che c’è in questa manovra fa paura.

 

Una serie di misure punitive

Una manovra così assurda e punitiva per la voglia di crescere del nostro Paese, non si era mai vista. Si bloccano le assunzioni di migliaia di giovani nella pubblica amministrazione e nell’università, frustrando le loro speranze, i loro progetti di vita e le loro competenze. Si tagliano le risorse per il terzo settore, con una mazzata che ridurrà occupazione e infrastrutture sociali.

Si mettono clausole di aumento dell’Iva che sarà impossibile disinnescare. Si colpiscono le pensioni, quelle medie non quelle alte, con il blocco dell’indicizzazione. Una vera stangata, contro la quale spero che società civile e sindacati faranno sentire la propria voce, anche in piazza, visto che in Parlamento le opposizioni sono state private delle loro prerogative. Il Pd c’è e farà la sua parte.

 

Un assoluto disprezzo per il futuro

La cosa che colpisce di questo governo è l’assoluto disprezzo per il futuro. Il vicepresidente Di Maio, a chi gli chiedeva dei costi dello spread, ha risposto: ma perché mi dite che questo spread ci costa, non è vero, parliamo di rendimenti a dieci anni! Non mi soffermo sulla castroneria economica dietro a questa frase, perché i costi dello spread purtroppo gli italiani li hanno già visti e pagati.

Mi soffermo sulla visione politica che ci sta dietro, sull’idea che la politica non si debba preoccupare di che cosa succede tra dieci anni. Ma il futuro è la nostra vita. È il Paese che lasceremo ai nostri figli. È il motivo per cui si dovrebbe fare politica. Per 5 Stelle e Lega, purtroppo, il futuro è un’altra cosa: è solo una discarica dove nascondere le scorie radioattive della loro incapacità di governare e delle loro promesse irrealizzabili.

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