di Carlo Fusaro
Se c’è un tema che giustifica l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta ex art. 82 Cost. (che parla di “materie di pubblico interesse“) questa è la pandemia da Covid-19.
Si tratta di capire perché e in che senso eravamo così impreparati, come tutte le amministrazioni interessate hanno reagito, sulla base di quali piani, secondo quale riparto di competenze, con quali effetti e conseguenze, compiendo quali scelte (e quali non scelte, e quando) politiche, amministrative, legislative.
Lo scopo? Quello classico delle inchieste parlamentari: mettere il Parlamento in condizioni di dettare gli indirizzi e adottare le innovazioni legislative che inducano tutte le pubbliche amministrazioni a far si che il Paese giunga meglio preparato alla prossima pandemia.
Purtroppo negli ultimi decennio la democrazia competitiva mal intesa ha trasformato gran parte delle inchieste parlamentari in brutali strumenti di lotta politica (talora quasi vendetta) delle alternanti maggioranze contro le altrettanto alternanti opposizioni. In genere alla pressoché esclusiva caccia di responsabilità non tanto politiche generali quanto di singole personalità e singole forze politiche.
A ben vedere sempre anche in passato e perfino per commissioni sulla cui opportunità tutti convenivano si è discusso su oggetto e limiti dell‘istituenda commissione. Ma indubbiamente la distorsione nelle ultime legislature si è accentuata. Ed è un danno serio al Paese: che su un tema del genere avrebbe diritto non a vendette politiche quanto a indicazioni e soluzioni per il futuro.
Venendo alle parole inappuntabili del presidente Mattarella (che stava affrontando davanti alla stampa la centrale questione della separazione dei poteri e del rispetto delle rispettive competenze) queste in nessun modo vanno intese come una forma velata di no all’istituzione della commissione d‘inchiesta Covid.
Presidente del Comitato scientifico di Libertà Eguale. Già professore ordinario di Diritto elettorale e parlamentare nell’Università di Firenze e già direttore del Dipartimento di diritto pubblico. Ha insegnato nell’Università di Pisa ed è stato “visiting professor” presso le università di Brema, Hiroshima e University College London. Presidente di Intercultura ONLUS dal 2004 al 2007, trustee di AFS IP dal 2007 al 2013; presidente della corte costituzionale di San
Marino dal 2014 al 2016; deputato al Parlamento italiano per il Partito repubblicano (1983-1984).
quindi non ha alcun senso se non di essere una commissione strumentale l’aver escluso le regioni dal campo di indagine