di Giulio Napolitano
Difficile, a mio parere, non convenire con l’equilibrata analisi di Carlo Fusaro su Il Foglio del 28 agosto (ripresa da Libertà Eguale) quando osserva che la riduzione del numero dei parlamentari è una misura modesta in sé ma giusta, comune a tutte le proposte da tempo elaborate in materia, anche se avrebbe meritato un contesto di riforme più ampie, sin qui sempre bloccate da divisioni politiche o da pronunciamenti popolari.
E ancora più difficile non convenire con la sua conclusione quando dichiara che l’eventuale rigetto anche di questa limitata modifica costituzionale confermerebbe l’irriformabilità delle nostre istituzioni e la delegittimazione del Parlamento che l’ha più volte votata a larga maggioranza.
Per chi continua a pensare che un ammodernamento delle nostre istituzioni sia fondamentale per cercare di ripristinare il rapporto di fiducia con gli elettori e di assicurare la stabilità e l’efficacia dell’azione di governo (qualsiasi esso sia), ritengo che non ci sia alternativa al votare sì, come primo passo di un insieme ordinato e graduale di riforme per blocchi, che possa contare sulla maturazione della cultura politica di tutte le forze presenti in Parlamento e sulla più ampia condivisione di alcuni specifici interventi nell’interesse comune del paese.
Giulio Napolitano è professore ordinario di Diritto Amministrativo presso l’Università Roma Tre