di Pietro Ichino
I difetti che rimproveriamo alla UE stanno proprio in ciò che ancora le manca sul piano istituzionale, per poter investire sui grandi beni pubblici dei quali il Continente ha assoluto e urgente bisogno
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(In argomento v. anche le slides e la videoregistrazione della conferenza di Ichino: La contrapposizione fra europeisti e sovranisti (e le sorti della democrazia liberale))
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È molto diffuso, non soltanto nel centro-sinistra, un atteggiamento un po’ disamorato riguardo al processo di integrazione europea, che viene motivato sinteticamente così: “Come si fa a mobilitarsi per questa UE, egemonizzata dalla Germania, tecnocratica e buona solo a farci le pulci sui conti pubblici?”.
Dobbiamo rispondere: “Stiamo attenti a non dimenticare i benefici enormi che dall’integrazione europea ci sono venuti (come sarebbero le nostre vite e le nostre economie, se per andare in Francia o in Spagna dovessimo esibire alla frontiera un passaporto?). Quanto ai suoi difetti, essi stanno in qualcosa che ancora manca a questa UE sul piano istituzionale, perché possa fare in modo più incisivo quello che da essa ci attendiamo. E questo qualcosa va costruito accelerando il processo di integrazione, non certo rallentandolo”.
Lamentiamo che l’UE non sia abbastanza attiva – o non lo sia affatto – nei campi della difesa ambientale e della politica energetica, della politica migratoria e dei rapporti con l’Africa, delle infrastrutture di trasporto, della ricerca di base, dell’intelligenza artificiale? Proprio per potersi attivare in questi campi l’UE ha necessità urgente di attribuire al proprio Parlamento il potere di imposizione fiscale, entro un limite predeterminato (per esempio: l’uno per cento del PIL), in modo da disporre di un bilancio federale accresciuto che consenta gli investimenti su questi beni pubblici.
Ovviamente si può preferire una UE più «di sinistra», o più «di destra»; ma procedere sulla via della costruzione della sovranità europea è indispensabile per qualsiasi disegno serio, sia esso di destra o di sinistra, in un contesto di economia aperta e di società liberale.
La verità è che su tutte le materie che contano di più per il nostro futuro, dall’ecologia alla politica energetica, dall’economia alla finanza, dalla politica estera a quella dell’immigrazione, dalla difesa alla sicurezza interna, non c’è sovranità vera, se non è strutturata ed esercitata al livello continentale.
Già senatore del Partito democratico e membro della Commissione Lavoro, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Ordinario di Diritto del lavoro all’Università statale di Milano, già dirigente sindacale della Cgil, ha diretto la Rivista italiana di diritto del lavoro e collabora con il Corriere della Sera. Twitter: @PietroIchino
Tutto vero. Ed anche ben detto. ….e allora? chi farà cosa? Stiamo per eleggere i/le parlamentari del Parlamento europeo:
– “i cittadini sono direttamente rappresentati, a livello dell’Unione, nel Parlamento europeo” ( TUE art. 10/2)
– “Il governo di qualsiasi Stato membro, il Parlamento europeo o la Commissione possono sottoporre al Consiglio progetti intesi a modificare i Trattati (art. 48 ).