di Umberto Minopoli
Demagogia. Improvvisazione. Incompetenza. E si che avevano un “contratto”. Non riescono ad attuarne nemmeno le premesse.
Il contratto di governo? Una bufala!
Alla verifica pratica con i problemi reali, il contratto di governo si rivela una bufala.
Le tre riforme bandiera (reddito di cittadinanza, flat tax e Fornero) non si possono fare nel modo scritto nel contratto. E pure le versioni annacquate che si erano immaginate presentano difficoltà e ostacoli pratici.
C’è incertezza, per questo, sulla legge di bilancio. Chi ci presta i soldi (per tirare avanti ogni giorno e far funzionare lo Stato, per chi non lo sapesse) se n’è accorto e ci tiene al guinzaglio (con lo spread). E non bastano, certamente, le assicurazioni di un ministro macchietta come Di Maio a tranquillizzare i “mercati” (che sono, appunto, quelli che ci prestano i soldi per andare avanti, ripeto).
Il pasticcio della Tav
Prendiamo il pasticcio della Tav. L’analisi costi-benefici è una burla. Non si sa chi la sta facendo. Forse qualche fanatico ecologista, nemico delle ferrovie e amico dei tubi di scarico di auto e camion. Ma è un pro-forma. Vi immaginate se, dopo tutto sto casino, se ne uscissero confermando che la Tav è a posto?
La bloccheranno. E il ministro Tria, oltre a restituire i soldi all’Europa, a pagare le penali e a calcolare i contenziosi, dovrà (disperato) depennare l’investimento Tav dai lavori che alimentano la speranza di crescita dell’economia. Non perché Tria è buono e vuole farci crescere. Ma perché è in trappola. Per consentirsi una maggiore spesa in deficit (obbligatoria per finanziare le demenziali promesse elettorali dei gialloverdi) deve dimostrare che ci saranno più investimenti per la crescita (che finanzia il deficit in più e impedisce di farlo con più debito). Quindi: cancellare la Tav sarebbe una iattura per Tria (e per tutti noi).
Il blocco dell’Ilva
Lo stesso con l’Ilva. Il ministro della disoccupazione ha bloccato l’aggiudicazione ai privati per “verificare” difetti in una gara pubblica. Credete che, dopo una tale sparata e un’accusa al ministero (che lui dirige) e allo Stato, così grave Di Maio possa uscirsene con “tutto bene, Madama la Marchesa. Si accodino i privati”? No. Bloccherà l’Ilva. Che però perde un milione al giorno.
E Tria dovrà mettere nel conto:
E magari uscirà il Pierino fiommista e di sinistra che chiederà la statalizzazione dell’Ilva (in attesa di farne un cimitero industriale come a Bagnoli).
Pare che l’unica opera che si confermerà (speriamo) sia il Tap. Non possono, sembra di capire, uccidere anche il Tap: un gasdotto strategico per noi ma anche per gli equilibri geopolitici energetici. E inviso solo all’amico Putin. Sarebbe troppo smaccato.
Il governo che blocca le opere
Anche la Tav è strategica e geopolitica. Ma è europea. Con l’Europa, evidentemente, si può rompere. E allora uccidono la Tav. Devono pur dare qualcosa in pasto agli elettori cui hanno promesso il blocco delle opere. In ogni caso sono in un vicolo cieco: devono cancellare qualche grande opera e l’Ilva per ragioni elettorali. Ma questo significa meno investimenti e più spesa in deficit. E Tria non può permetterlo. Sono in cacca. Un governo di sfasciacarrozze. A trazione 5 Stelle, vero dottor Martina?
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.