di Carlo Fusaro
Non è che con l’elezione di Biden e il fallimento del folle assalto al Congresso del 6 gennaio scorso il peggio dei problemi della democrazia liberale negli Stati Uniti sia passato.
I repubblicani continuano a controllare completamente 23 stati su 50 e fanno danni irreparabili in molti casi.
Le c.d. “trifecta” (lo stesso partito ha eletto il governatore e controlla una o entrambe le camere statali: tutti gli Stati ne hanno due tranne il Nebraska) sono appunto ventitrè. I casi di “governo diviso” sono 12. I casi “trifecta” per i dem sono 15.
Detto in altre parole, su 99 camere legislative statali i repubblicani ne controllano 61, quasi due terzi. Ma quel che preoccupa sono quei 23 Stati in cui il GOP può fare, e fa, il bello e il cattivo tempo.
Anche perché in alcuni Stati, dopo anni di controllo repubblicano, anche la Corte Suprema statale è controllata da giudici repubblicani. E’ il caso del Texas dove i giudici sono tutti GOP.
Ora fino a 10-15 anni fa, tutto ciò non avrebbe suscitato particolari allarmi. Ma dopo l’affermarsi del trumpismo e ancor prima dell'”adversarial politics” (i partiti non si limitano a competere, ma coltivano – specie i repubblicani, specie dopo Trump – strategie fondate su una radicale mutua avversità che non lascia spazio ad alcun compromesse proprio sui temi più delicati) i pericoli sono evidenti.
E infatti, come non bastasse l’immenso danno provocato ad arte da Trump con la sua sistematica delegittimazione del voto popolare, negli Stati trifecta il GOP procede con una campagna metodica di elaborazione e varo di leggi volte a limitare, con gli espedienti e le scuse più diverse, l’esercizio del diritto di voto: in coerenza e continuazione delle strategie dell’ex presidente (che guarda alle prossime elezioni del 2022).
Vengo al Texas, dove una simile legge è stata proposta: per evitarne il varo la minoranza democratica ha scelto una sorta di Aventino, facendo mancare il numero legale. Circa 50 deputati statali democratici hanno addirittura lasciato lo stato per evitare di farsi notificare le convocazioni. Il governatore repubblicano ha reagito convocando una sessione straordinaria dopo l’altra (per ora invano). In ultimo, ieri 10 agosto, col consenso della Suprema corte statale in assenza dei democratici (salvo una minoranza di undici, più un repubblicano, 80 a 12) ha fatto votare l’obbligo legale di comparizione per gli aventiniani fino ad includere, per i questori, il potere di arrestare (avete letto bene: arrestare) i renitenti e trascinarli con la forza in aula (a fare numero legale, permettendo così alla legge antivoto di passare).
Io guardo queste vicende inorridito e un po’ spaventato, dicendo a me stesso e agli amici texani e americani: nemmeno Mussolini fece trascinare in aula, con la forza pseudolegale dell’arresto, Turati e gli altri circa 130 dell’Aventino (aspettò due anni e ne fece dichiarare decaduti 123 nel novembre del 1926, arrestandone e/o inviandone al confino molti nei mesi ed anni successivi: ma l’Italia era oramai una dittatura).
Presidente del Comitato scientifico di Libertà Eguale. Già professore ordinario di Diritto elettorale e parlamentare nell’Università di Firenze e già direttore del Dipartimento di diritto pubblico. Ha insegnato nell’Università di Pisa ed è stato “visiting professor” presso le università di Brema, Hiroshima e University College London. Presidente di Intercultura ONLUS dal 2004 al 2007, trustee di AFS IP dal 2007 al 2013; presidente della corte costituzionale di San
Marino dal 2014 al 2016; deputato al Parlamento italiano per il Partito repubblicano (1983-1984).