di Danilo Di Matteo
«Dei magi d’Oriente arrivarono a Gerusalemme, dicendo: ‘Dov’è il re dei Giudei che è nato? Poiché noi abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo’». Così è scritto quasi all’inizio del secondo Capitolo del Vangelo secondo Matteo (versione Nuova Riveduta).
Ancor oggi i Magi ci parlano. L’Oriente non è poi così lontano, paiono dirci. Gerusalemme, accanto ad Atene e a Roma, definisce l’identità dell’Occidente. Eppure oggi tendiamo a considerare la Palestina già Oriente. E la culla della filosofia greca, dunque del pensiero occidentale, erano centri della Ionia come Mileto. E che dire di Efeso, anch’essa nell’odierna Turchia, patria di un gigante come Eraclito, o dell’isola di Samo, ad appena un chilometro dalla penisola anatolica? E potrei continuare a lungo. Del resto, dove si svolgono le vicende narrate nell’Iliade?
È quasi proverbiale che ogni Nord sia anche un Sud, fino alla Lapponia e oltre. Analogamente, dovremmo riconoscere che “ogni Occidente è anche un Oriente”. Ciò non per cancellare il senso della distinzione tra “i due mondi”, sancita dalla geografia e dalla storia, ma per relativizzarla almeno un po’.
La figura dei Magi, poi, ricorre nella sapienza occidentale dei primordi, ben prima della nascita di Gesù. Come ricorda Angelo Tonelli in un capitolo del volume Il futuro dell’antico. Filosofia antica e mondo contemporaneo, l’insigne filologo e studioso dell’antichità classica di Oxford Martin Litchfield West, ne La filosofia greca arcaica e l’Oriente, «sostiene che Ferecide ‘dovesse gran parte della sua cultura al padre di origine cilicia’ e che ‘egli potrebbe essere un altro esempio di sacerdote-teologo emigrato in Occidente all’epoca della sconfitta di Creso (547-546 a.C.) o subito dopo’. E riguardo ai Magi afferma che con la sconfitta e l’annessione della Media da parte di Ciro nel 549 a.C. o poco prima essi avrebbero potuto cercare rifugio all’estero, in India e in Occidente».
Più in generale, vale ciò che afferma, fra gli altri, il filosofo Giacomo Marramao: possiamo comprendere l’Oriente in quanto tale, ma non potremmo comprendere l’Occidente senza l’Oriente.
È qui, ancor oggi, uno degli insegnamenti di quei saggi venuti da lontano, orientandosi grazie a un astro.
Psichiatra, psicoterapeuta e studioso di filosofia con la passione per la politica. Si iscrisse alla Fgci pensando che il Pci fosse già socialdemocratico, rimanendo poi sempre eretico e allineato. Collabora con diversi periodici. Ha scritto “L’esilio della parola”. Il tema del silenzio nel pensiero di André Neher (Mimesis 2020), Psicosi, libertà e pensiero (Manni 2021), Quale faro per la sinistra? La sinistra italiana tra XX e XXI secolo (Guida 2022), le raccolte poetiche Nescio. Non so (Helicon 2024) e Ombre dell’infinito, figure del Sublime. “Voce di silenzio sottile” (Helicon 2024). È uno degli autori di Poesia e Filosofia. I domini contesi (a cura di Stefano Iori e Rosa Pierno, Gilgamesh 2021) e di Per un nuovo universalismo. L’apporto della religiosità alla cultura laica (a cura di Andrea Billau, Castelvecchi 2023).