di Pietro Ichino
La politica italiana in Europa non può fare a meno di un partito di centrosinistra, come il PD, fortemente ancorato in politica estera a una scelta europeista e atlantista – E in seno al PD è necessario che ottengano il migliore risultato di preferenze possibile i candidati dell’ala riformista
Dichiarazione di voto alle elezioni europee dell’8 giugno 2024
Poiché diversi frequentatori di questo sito me lo chiedono, indico qui di seguito quale sarà la mia scelta alle elezioni europee dell’8 giugno. Con una premessa: sono iscritto al PD e resto iscritto anche se in minoranza rispetto alla maggioranza che sostiene l’attuale segretaria, Elly Schlein. Sono infatti convinto che
a) la politica italiana non può fare a meno di un partito di centro-sinistra fortemente ancorato in politica estera a una scelta europeista e atlantista (e il PD certamente lo è e resta saldamente tale) (1);
b) in questo momento è molto importante che il PD resti il punto di riferimento maggiore nell’ambito dell’opposizione di centro-sinistra: sarebbe un grosso guaio se il punto di riferimento maggiore fosse il M5S;
c) la parte del PD oggi in minoranza ben può nel prossimo futuro diventare maggioranza, come lo è stata in passato: poiché in queste elezioni europee è consentito il voto di preferenza, è dunque molto importante che i candidati dell’ala riformista del PD ottengano il maggior numero possibile di preferenze.
Per altro verso, oggi il PD è il maggiore tra i partiti limpidamente europeisti nello schieramento politico italiano; e tra questi è il solo con FI che supererà sicuramente lo sbarramento del 4 per cento, cioè la soglia necessaria per conquistare almeno un seggio a Strasburgo. Imputo invece alle liste liberal-democratiche “Stati Uniti d’Europa” e “Azione” l’errore di presentarsi separate a queste elezioni, col risultato di un grave rischio di dispersione (e dunque di inutilità politica concreta) dei voti che esse raccoglieranno.
Poiché risiedo nella circoscrizione Nord.Ovest, la mia preferenza andrà a
Irene Tinagli, parlamentare europea uscente, che nell’ultima legislatura ha rivestito con grande competenza e in modo molto incisivo la carica di presidente della Commissione Economia; a lei mi legano una pressoché totale comunanza di idee in campo politico e dieci anni di battaglie comuni su di esse;
Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, al quale pure mi lega una visione comune sia riguardo alla politica italiana interna ed estera, sia – ciò che più conta in queste elezioni – riguardo alla priorità della politica europea: una forte accelerazione del processo di integrazione nella UE e la costruzione di una sovranità effettiva dell’Unione sul piano della politica estera, della difesa, dell’ecologia, dell’economica e dell’immigrazione.
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(1) Mi viene obiettato che Marco Tarquinio, ex-direttore del quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana Avvenire e oggi candidato come indipendente nella lista PD per il Centro Italia, ha fatto molto parlare di sé per una battuta sulla necessità dello scioglimento della NATO. Letta nel contesto del suo discorso questa appare, appunto, più una battuta che una vera e propria scelta concreta di linea politica. Sta di fatto, comunque, che Marco Tarquinio non è iscritto al PD: è candidato come indipendente e come tale non esprime la linea di questo partito, che proprio su questo punto è stata ribadita in questi giorni da diversi esponenti di vertice.
Già senatore del Partito democratico e membro della Commissione Lavoro, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Ordinario di Diritto del lavoro all’Università statale di Milano, già dirigente sindacale della Cgil, ha diretto la Rivista italiana di diritto del lavoro e collabora con il Corriere della Sera. Twitter: @PietroIchino