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Premierato sì, ma serve il ballottaggio

Redazione mercoledì 8 Maggio 2024
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di Gaetano Quagliariello

 

Cari amici della maggioranza,

ci è stato insegnato che “le istituzioni sono anche passione” e sappiamo che la gran parte di voi sostiene con passione l’opportunità di un sistema nel quale sia stabilito un collegamento tra la sovranità popolare, fonte primaria della legittimità, e il vertice dello Stato. Proprio per questo, abbiamo apprezzato la vostra disponibilità a prendere in considerazione, nell’opera di riforma, modelli cosiddetti “neo-parlamentari” e abbiamo compreso perché, infine, vi siate indirizzati verso la proposta del cosiddetto “premierato”: un modo per non smentire l’idea originaria e aprirvi verso più ampie e auspicabili convergenze.

Queste consapevolezze ci derivano da un sapere che è giuridico-istituzionale ma anche storico, accumulato nel quarantennio di tentativi e di insuccessi che la riforma ha sperimentato. Proprio il combinarsi di queste conoscenze ci porta a ritenere tutta la difficoltà del vostro compito. Un modello di premierato bell’e fatto, da prendere e importare, non esiste. Lo si ritrova solo nella vicenda unica e irripetibile – perché frutto di storia vissuta e non di commissioni parlamentari – del Governo di Gabinetto inglese. Anche per questo, forse, nella storia sono stati assai pochi quelli che si sono volti verso il modello “del premier eletto”, e con risultati non certo brillanti. Non è questa una buona ragione per non provarci. E’ un ottimo motivo, però, per essere consapevoli della portata dell’ambizione e della difficoltà di raggiungerla. 

Affinché il risultato sia all’altezza delle aspettative, sarà quanto meno necessario: 1) che al premier sia garantita una forte legittimazione, che gli dia gli strumenti per onorare l’investitura ricevuta e, dunque, per governare la sua coalizione; 2) che si abbia la consapevolezza di quanto importante sia il nesso che lega la forma di governo con il sistema elettorale e che, per questo, si abbia la disponibilità a definire in Costituzione i requisiti fondamentali di quest’ultimo; 3) che si formulino risposte efficaci  per risolvere in sede di carta costituzionale i problemi derivanti da alcune peculiarità del nostro sistema quali l’esistenza della circoscrizione Estero e del bicameralismo paritario; 4) che si riveda quanto previsto in ordine all’elezione del Presidente della Repubblica, in modo da ampliarne e rafforzarne la base di legittimazione.

Non ignoriamo né sottostimiamo i progressi che la riforma ha registrato nel passaggio dalla Prima Commissione del Senato, in particolare per quel che concerne il nodo del potere di scioglimento, ma restano altri problemi da risolvere se si vorrà evitare che una legittima passione si trasformi in una fuggevole impressione. Non basta eleggere direttamente qualcuno. Bisogna farlo in un contesto che sappia garantire stabilità al sistema, efficienza al Governo, capacità di controllo all’opposizione.

Per questo, vi chiediamo di essere disponibili, nel passaggio del testo dall’Aula del Senato e anche dopo, a continuare il confronto. Il nostro auspicio è giungere insieme a un risultato che non vanifichi, una volta ancora, l’opportunità di una vera riforma. Ve lo chiediamo con spirito di collaborazione e nel nome di un condiviso bene comune. Con questo stesso spirito, sui punti critici prima evidenziati, ci siamo premurati di redigere due possibili emendamenti, come base per una discussione, purché capaci di sciogliere alcuni nodi che a noi paiono ineludibili.

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