di Umberto Minopoli
Siamo oggettivi: la manovra, approvata in tempi record, dovrebbe essere salutata con soddisfazione. Per due motivi: la perfetta continuità con il governo Draghi; l’approvazione dell’Europa. Non era affatto scontato.
Il vero punto debole è il poco spazio lasciato alla redistribuzione fiscale: sul cuneo si poteva fare di più. Ma la scarsità di risorse e la scelta di frammentarle su più obiettivi ha inciso.
L’opposizione si è dimostrata divisa e imbarazzata. Poteva, nel nome di Draghi, rivendicare la condivisione dei tempi e della gran parte dei contenuti.
In fondo, che i due terzi della manovra fossero dedicati all’energia e alle bollette, era il dato di continuità con il governo precedente. Che l’opposizione doveva rivendicare.
Insieme al successo sul tetto al prezzo del gas. Che si è rivelato, veramente, strategico: è bastato a calmierare i prezzi dell’energia, dimostrando la straordinaria lungimiranza di Draghi. Che per primo l’aveva detto.
Piuttosto ora, sull’energia, un’opposizione attenta dovrebbe incalzare sul secondo tempo della strategia, dopo il cap al prezzo del gas e la diversificazione delle fonti dalla dipendenza dai gasdotti russi: il cambiamento del mix. Non andrebbe dimenticato che, nonostante il calmiere del cap, il prezzo del gas resterà alto e, per noi, resterà la dipendenza da fonti estere e insicure.
La premier Meloni agita l’idea dell’hub del gas, nel sud del paese. Se diventa un’alternativa al cambiamento del mix e alla riduzione dell’import si rivelerà un’illusione.
Che rischia di riprodurre il fallimento energetico tedesco: l’incapacità di liberarsi dal cappio della dipendenza dall’import. Come? Elevando la quota di energia prodotta in proprio e non importata. Cosa possibile solo in un modo: che il mix energetico evolva verso una quota bilanciata di energia rinnovabile intermittente e di energia nucleare continuativa.
Vedo forte il rischio che su questa esigenza, di cambiamento del mix, si torni a spargere un certo fumo e una mancanza di coraggio.
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.