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Quanto (e soprattutto come) spendere in difesa

Marco Leonardi venerdì 28 Febbraio 2025
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di Marco Leonardi e Leonzio Rizzo

 

Le vicende ucraine hanno portato all’attenzione urgente il tema della spesa per la difesa. A sinistra si sostiene che la spesa militare sarebbe inutile e allontanerebbe ancor di più gli elettori dai governi e dall’Europa stessa. Vieppiù che la commissione ha prontamente promesso che le spese per la difesa saranno escluse dal patto di stabilità, mentre si è sempre rifiutata di escludere dal patto qualunque altra spesa per investimenti sociali e non. In questo articolo sosteniamo che sicuramente è necessario spendere di più per riequilibrare i contributi all’interno della NATO, ma non molto di più perché, se si coordina la spesa, si possono ottenere grossi risparmi.
Il vero problema è il coordinamento politico e il coordinamento della spesa. Se ogni paese spende di più per sé, non necessariamente si risolve il problema del coordinamento, anzi.
Il coordinamento della spesa è stato affrontato in un rapporto per il Parlamento Europeo scritto dall’Università Cattolica solo qualche anno fa, nel 2020: “Improving the quality of public spending in Europe”. Il punto del rapporto è che in 4 settori tra cui la difesa, dove ci sono forti economie di scala e forti spill-over tra paesi, non è efficiente frazionare la spesa per raggiungere gli obbiettivi ma è meglio metterla in comune. Pensiamo che i risultati siano rilevanti per la discussione non tanto di quanto ma di come bisogna spendere quei soldi.
Nel rapporto , si stima un risparmio di 32 miliardi all’anno derivante dall’accorpamento delle truppe e 13 miliardi annui nel caso di acquisto di attrezzature militari tramite appalti comuni a livello UE, garantendo gli attuali investimenti in ricerca e sviluppo nel settore difesa. Si avrebbero risparmi di spesa per 45 miliardi, pari allo 0,25 percento del pil dei paesi dell’Unione Europea.
Questa indicazione è rilevante nel definire la percentuale del pil necessaria a finanziare la difesa da parte dei paesi europei aderenti alla Nato. Anche perché accanto alla recente proposta del 3% del pil, vi è quella degli Stati Uniti che chiedono addirittura che gli stati europei arrivino al 5% del Pil a fronte di un 3,3 speso dagli stessi Stati Uniti. Questo vorrebbe dire spendere tutti molto di più. Se si accetta di perseguire questo target si può sicuramente contribuire a riassorbire il surplus nella bilancia commerciale con gli USA, ma questo poco avrebbe a che fare con l’obiettivo riequilibrare il contributo alla difesa comune all’interno della Nato. Si noti che se Europa e Canada spendessero il 5% del pil in difesa, riuscirebbero da soli a coprire il totale dell’attuale spesa Nato, che include il contributo degli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti infatti contribuiscono alla NATO nel 2024 con il 3,38 del proprio pil, gli altri stati appartenenti all’alleanza presentano tutti percentuali inferiori, esclusa la Polonia che supera il 4% e l’Estonia con il 3,43. Il contributo di Europa e Canada è pari al 2,02 del Pil. Alcuni paesi europei danno un contributo molto inferiore alla media Europea. Ad esempio, l’Italia spende l’1,49 del proprio Pil, La Spagna l’1,28, il Belgio 1,3, il Portogallo 1,55, Canada 1,37 e Lussemburgo 1,29.
La spesa in difesa complessiva di tutti gli stati aderenti alla Nato nel 2024 è quasi 1200 miliardi, che è pari al 2,7% del pil complessivo delle nazioni aderenti all’alleanza. Il punto è che il 3.38% del pil USA costituisce da solo i 2/3 di tutte le spese della NATO. Per riequilibrare il contributo di ognuno, la decisione più naturale sarebbe quella di chiedere ad ogni componente dell’alleanza di pagare il 2,7% del proprio Pil. Questo implicherebbe che l’Europa dovrebbe pagare lo 0,69 in più del proprio Pil, che sarebbe esattamente ciò che gli Stati Uniti pagherebbero in meno. Si tratterebbe per gli Stati Uniti di un risparmio di 148 miliardi che dovrebbe essere finanziato dalle nazioni Europee e Canada. In particolare, l’Italia dovrebbe passare dall’1,49 al 2,7, ovvero aumentare la propria spesa dell’1,21: servirebbero 27 miliardi.
Il 36%, pari a 45 miliardi, di questa spesa aggiuntiva che l’Europa dovrà sostenere si potrebbe ottenere semplicemente come risparmio di efficienza mettendo la spesa in comune, come suggerito dal rapporto prima citato.
Le cose potrebbero complicarsi se gli Stati Uniti dovessero decidere di non impiegare più le loro truppe ed armi per difendere gli stati europei e quindi fatto uscire dalla NATO, come ipotizza un recente studio di Bruegel ci cui ha parlato David Carretta su questo giornale. In tal caso l’Europa sola dovrebbe mettere sul piatto 250 miliardi, a patto sempre che i fornitori in gran parte americani rispondano all’incremento di domanda senza aumentare i prezzi. A maggior ragione in questo caso estremo sarebbe fondamentale accelerare il coordinamento delle 27 strutture militari, sia per garantire l’efficacia dell’azione, sia per avere adeguato potere contrattuale nella fissazione dei prezzi delle commesse.

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