di Danilo Di Matteo
Ottaviano Del Turco guidava il Psi (senza più Garofano rosso, con una rosa al posto della “i”) in occasione delle elezioni politiche del 1994, che sarebbero state vinte da Silvio Berlusconi. Ecco, è scolpito nella mia memoria un confronto televisivo tra il leader socialista e Marco Pannella, lusingato dalla prospettiva indicata dagli “azzurri” di una “rivoluzione liberale”. Un esempio di autentica civiltà politica: era evidente, infatti, come i due si stimassero e comprendessero nel profondo le ragioni dell’altro, pur nella differenza. Il leader radicale rilevava come ormai la forza del sindacato risiedesse principalmente nelle organizzazioni dei pensionati. Come dire: il sindacato, ormai, non è più un fenomeno vitale e dinamico, un fermento della società. La replica di Del Turco fu una vera e propria lezione di politica e di vita. Una lezione commovente. Gli disse, più o meno: Pannella, quel mondo è distante dalla tua cultura, però non puoi sminuire ciò che sta facendo ad esempio lo Spi-Cgil (l’organizzazione dei pensionati, appunto), con una catena di telefonate per provare ad attenuare il senso di solitudine di centinaia di migliaia di persone.
E qualche anno dopo presi spunto da quella conversazione per scrivere, su un inserto – “Le ragioni del futuro” – del mensile di Emanuele Macaluso, che in realtà coglievo il senso viscerale dell’impegno di Pannella e dei radicali proprio nel cercare di rendere gli umani meno soli. Ci si batteva in quel periodo, in particolare, per il riconoscimento pieno delle unioni civili: quale esempio migliore di tale “lotta alla solitudine”?
Ecco uno dei possibili fili di Arianna per una sinistra del XXI secolo: che ci si pongo in prima battuta nella prospettiva dell’individuo o in quella della società, si tratta di provare a rendere le persone meno sole. Del resto, come sosteneva già nel XVIII secolo il filosofo scozzese David Hume, la solitudine involontaria è la peggior condanna che un essere umano possa subire. Del Turco e Pannella lo avevano compreso; a noi il compito di raccogliere il testimone.
Psichiatra e psicoterapeuta con la passione per la politica e la filosofia. Si iscrisse alla Fgci pensando che il Pci fosse già socialdemocratico, rimanendo poi sempre eretico e allineato. Collabora con diversi periodici. Ha scritto “L’esilio della parola”. Il tema del silenzio nel pensiero di André Neher (Mimesis 2020), Psicosi, libertà e pensiero (Manni 2021), Quale faro per la sinistra? La sinistra italiana tra XX e XXI secolo (Guida 2022) e la silloge poetica Nescio. Non so (Helicon 2024) È uno degli autori di Poesia e Filosofia. I domini contesi (a cura di Stefano Iori e Rosa Pierno, Gilgamesh 2021) e di Per un nuovo universalismo. L’apporto della religiosità alla cultura laica (a cura di Andrea Billau, Castelvecchi 2023).