di Alessandro Maran
Ma cosa c’è davvero sul tavolo dei negoziati tra USA e Russia? Riepiloghiamo.
Come abbiamo visto ieri, in un’intervista con
DW News, il professore di relazioni internazionali della London School of Economics Peter Trubowitz ha sostenuto che Trump vuole usare i colloqui sulla guerra in Ucraina come location per riallineare gli Stati Uniti diplomaticamente, avvicinando Washington a Mosca e allontanandola dall’Europa (
https://youtu.be/iBFDAQ9zTPU?si=69w7nkeb0lBw5GTP).
Tralasciando gli allineamenti delle superpotenze, dopo il primo giorno di negoziati tra Russia e Stati Uniti, senza l’Ucraina e l’Europa, una cosa è chiara: Donald Trump è interessato a un cessate il fuoco, ma non a una pace duratura, scrive la columnist di
Le Monde, Sylvie Kauffmann. Ma un cessate il fuoco tra Russia e Ucraina è un obiettivo troppo limitato, scrive Kauffmann. Perché un accordo di pace sia efficace, scrive Kauffman, deve rendere la pace duratura. L’Europa e l’Ucraina sono già rimaste scottate da Putin anni fa dopo gli accordi di cessate il fuoco, negoziati a Minsk, in Bielorussia, nel 2014-2015 in seguito alle incursioni della Russia nell’Ucraina orientale e in Crimea (
https://www.lemonde.fr/…/europeans-hold-bitter-memories…).
Putin quasi certamente vuole molto di più che incorporare l’Ucraina orientale nella Russia, hanno detto diversi esperti. I colloqui tra Stati Uniti e Russia probabilmente vireranno verso l’idea di rendere l’Ucraina politicamente sottomessa alla Russia, porre limiti alla NATO e modificare l’architettura di sicurezza generale dell’Europa.
Prima di lanciare la sua invasione su vasta scala dell’Ucraina nel 2022, Putin ha presentato alla NATO una bozza di trattato che includeva punti importanti come la cessazione dell’espansione dell’alleanza occidentale e la condizione che riportasse le sue armi alle posizioni precedenti al maggio 1997. Queste richieste più ampie dovranno essere soddisfatte affinché i colloqui tra Stati Uniti e Russia vadano da qualche parte, ha sostenuto di recente, come avevamo visto, Thomas Graham del
Council on Foreign Relations. Secondo Graham e altri, sarebbe difficile per Trump accettare tutto ciò e far sembrare comunque l’accordo un successo (
https://youtu.be/XPZQhuC3lmo?si=B0tj4_qdDo83nsxT).
All’
Istituto Affari Internazionali – IAI (
https://www.iai.it/…/trumps-call-putin-raises-great…), Riccardo Alcaro ha scritto la scorsa settimana: “La Russia ha chiarito che vede i colloqui futuri come un modo per continuare a perseguire i suoi obiettivi originali – ciò che interpreta come le “cause profonde” del conflitto con l’Ucraina: un sistema di sicurezza europeo incentrato sulla NATO post-Guerra fredda che (Mosca) vuole smantellare; la collaborazione degli Stati Uniti, della NATO e dell’UE con i paesi lungo i suoi confini, che vuole ridurre; e la garanzia che l’Ucraina non sia integrata nel quadro euro-atlantico, che Putin ritiene di poter ottenere solo attraverso la mutilazione territoriale dell’Ucraina, la neutralità permanente, la smilitarizzazione … e, perché no, la “denazificazione” (ovvero, la sostituzione del governo di Zelensky con forze filo-russe)”.
In un briefing paper per l’
Ifri – Institut français des relations internationales, anche Dimitri Minic affronta la partita più ampia e complicata in corso. “Qual è l’obiettivo di Trump?”, si chiede Minic. “Ottenere rapidamente un accordo, essere il sacro pacificatore che Mosca non può ignorare. Qual è l’obiettivo di Putin? La sottomissione politica dell’Ucraina, che Trump non sembra aver ancora capito (…) Deve capirlo abbastanza in fretta, tuttavia, se vuole davvero fare un accordo con Putin. Quest’ultimo sta per fare ciò che ha saputo fare a Minsk: spingere l’Occidente a ‘fare uno sporco accordo’ costringendo l’Ucraina ad accettare l’inaccettabile (…) Questo stratagemma del Cremlino ha il triplice vantaggio di indebolire Kiev, appannare l’immagine dell’Occidente e accentuare il risentimento degli ucraini nei suoi confronti” (
https://www.ifri.org/…/trump-poutine-logiques-et…).
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.
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