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Ricordo di Aldo Tortorella

Danilo Di Matteo martedì 11 Febbraio 2025
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di Danilo Di Matteo

Più che una storia del Pci occorrerebbe scrivere una storia (anzi, le storie) dei comunisti. Più che per altre esperienze umane, infatti, per comprendere il “grande partito” è necessario comprendere i percorsi e i progetti di vita delle donne e degli uomini che lo hanno incarnato. Così è per Aldo Tortorella, che ci ha lasciati: egli rappresenta, con altri/e, corpo, anima e sangue del partito “di Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer”.

In un suo scritto, ad esempio, ricordava come il “partito nuovo” togliattiano, dopo la prima svolta di Salerno, avesse accolto non solo intellettuali marxisti, ma pure di altre estrazioni filosofico-culturali: neopositivista o neoidealista, ad esempio. Un fenomeno che anticipò lo Statuto del Pci del 1972, secondo il quale aderire al Pci non significava abbracciare l’ideologia marxista.

Proprio Tortorella, però, incarnava anche una sorta di italo-marxismo (il “comunismo democratico”), che egli definiva rifacendosi alla seconda svolta di Salerno, all’indomani del terremoto dell’Irpinia del 1980: a partire dai dilemmi, dalle contraddizioni, dai paradossi e dagli squilibri legati all’assetto capitalistico – si pensi all’emergenza ambientale, allo sterminio per fame, alla pace e alla guerra, alla condizione femminile, tutti temi forti della predicazione ingraiana – occorreva atteggiarsi criticamente nei confronti del capitalismo stesso.

Del resto, lo stesso Giorgio Napolitano, sul mensile Le ragioni del Socialismo, diretto da Emanuele Macaluso, non esitava a parlare, negli anni Novanta, di «tensione critica con il capitalismo», pur avendo già riconosciuto da tanti lustri “il ruolo regolatore del mercato”.

I comunisti erano così; si confrontavano, dibattevano, a volte si accapigliavano sui nomi e sulle definizioni: altro che grigiore, altro che centralismo burocratico!

E nel 2023 proposi alla rivista Critica Marxista, diretta da Tortorella, un mio piccolo saggio, nel quale sottolineavo il coraggio di Berlinguer e del Pci nel far propria la linea della differenza sessuale. Concludo proprio con le parole del caporedattore Alberto Leiss: “Un caro saluto anche da parte del direttore Aldo Tortorella e degli altri amici della redazione che hanno letto il tuo testo”.

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