di Umberto Minopoli
Forse, come accade talvolta in Italia, un’accusa eclatante della Magistratura è quello che il soggetto interessato aspetta, auspica e sollecita per cavarsi d’impaccio, vestire i panni dell’eroe eponimo vessato da un potere avverso e coprire, semmai, i suoi fallimenti.
Il fallimento di Salvini
La vicenda Diciotti era un palese fallimento di Salvini. E non solo per il caso specifico. Stava crollando l’intera impalcatura della sua strategia sugli sbarchi. Si sarebbe dimostrato che con il braccio di ferro, la rissa, le minacce di sfidare le regole comuni e passare ai ricatti (l’accordo sul bilancio comunitario ) non stava portando a nulla.
E a nulla, per l’Italia, stava portando la contraddizione dissolvente della politica di Salvini: rivendicare la ripartizione delle quote di migranti tra i paesi europei stringendo alleanze con i paesi contrari a ogni redistribuzione. E insultando scompostamente i paesi del nucleo storico dell’Europa politica (Francia, Germania, Spagna).
Salvini fa lo sceriffo. Ma solo a parole. La sua linea era in un vicolo cieco. E non stava portando a nulla. Per redistribuire le quote (obiettivo sacrosanto) occorre la strategia opposta a quella di Salvini: fare pazientemente blocco con Germania, Francia e Spagna e convincerle a cambiare le regole dell’accoglienza senza isolare l’Italia. Salvini però conta su imprevisti sostegni che gli consentono di occultare i fallimenti e coprirsi con la propaganda.
Opposizione e magistratura: le due stampelle di salvataggio
Il primo alleato è un’opposizione ingenua e suicida intenta, anch’essa, solo alla propaganda dell’accoglienza e dell’apertura. E che non si sporca le mani anche con le dolorose conseguenze della lotta per la redistribuzione delle quote e una solidarietà europea sui migranti. Cadendo così nella trappola di Salvini.
La seconda stampella di salvataggio, per Salvini, è l’iniziativa (propagandistica anch’essa) della magistratura. L’eclatante giudice di Agrigento è venuto come il cacio sui maccheroni facendo esattamente quello che Salvini, senza vie d’uscita sulla Diciotti, si aspettava: un diversivo che lo fa apparire vittima ed eroe popolare. Laddove stava diventando solo un bullo vociante ma inconcludente. E che distrugge il prestigio e la serietà di un grande paese.
Ma nemmeno la spettacolarità dei giudici ci fa fare una bella figura nel mondo.
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.