di Alessandro Maran
Senza dubbio, come ha twittato il senatore Adam Schiff, “there was only one person acting presidential in the Oval Office today: Volodymyr Zelenskyy”.
Ma proviamo a chiarire meglio i motivi della messinscena. Il battibecco è iniziato a proposito dello scontato disaccordo politico su come potrebbe essere la pace. L’insistenza di Vance sulla “diplomazia” di primo acchito potrebbe avere senso, ma considerato il passato tradimento degli accordi di cessate il fuoco da parte della Russia (https://www.lemonde.fr/…/europeans-hold-bitter-memories…), Kiev e l’Europa spingono per una qualche forma di garanzia di sicurezza occidentale per l’Ucraina in caso di future violazioni (alla domanda di un giornalista su cosa sarebbe successo se Putin avesse violato un cessate il fuoco concluso con il sostegno dell’amministrazione Trump, Trump ha insistito sul fatto che Putin forse sarebbe stato disposto a tradire i passati presidenti degli Stati Uniti, ma lui no).
Agli occhi degli esperti, un accordo sbilanciato a favore della Russia permetterebbe a Mosca di intraprendere future aggressioni militare contro l’Ucraina senza conseguenze; permetterebbe inoltre a Mosca di esercitare una forte influenza sulla politica ucraina e impedirebbe a Kiev di allinearsi diplomaticamente con l’Occidente, trasformando di fatto l’Ucraina in uno stato satellite russo. Prima dell’incontro di ieri, si erano perciò diffuse tutta una serie di congetture sul fatto che Trump avrebbe cercato di costringere l’Ucraina a firmare un accordo di pace che avrebbe lasciato aperte quelle temute possibilità.
Scrivendo su Foreign Affairs, Janina Dill, Marnie Howlett e Carl Müller-Crepon hanno recentemente sostenuto che se Washington presentasse un accordo del genere, gli ucraini probabilmente le respingerebbero e continuerebbero a combattere anche senza il supporto degli Stati Uniti (https://www.foreignaffairs.com/…/ukraine-will-not…). Uno sviluppo spiacevole per i sostenitori dell’Ucraina si è verificato all’inizio di questa settimana all’ONU: nelle votazioni che hanno segnato il terzo anniversario dell’invasione su vasta scala della Russia, gli Stati Uniti hanno votato con la Russia contro una risoluzione dell’Assemblea generale che condannava la guerra di aggressione di Putin e hanno proposto una risoluzione del Consiglio di sicurezza che non menzionava l’aggressione russa, approvandola con il voto favorevole della Russia ma senza il supporto degli alleati europei (https://edition.cnn.com/…/us-joins-russia…/index.html). “Abituatevi”, ha scritto il columnist di Le Monde Gilles Paris. “Alle Nazioni Unite, Washington e Mosca possono ora parlare con una sola voce” ( https://www.lemonde.fr/…/like-putin-trump-speaks-a…).
Prima del disastroso incontro di ieri nello Studio Ovale, John Haltiwanger e Rishi Iyengar hanno scritto su Foreign Policy: “Sembra che Trump stia cercando di intimidire l’Ucraina, che ha fatto molto affidamento sugli aiuti degli Stati Uniti durante la guerra, affinché accetti un accordo di pace, indipendentemente dal fatto che i termini siano favorevoli a Kiev. Trump sta ‘facendo pressione sulla parte su cui pensa di poter fare leva, perché l’Ucraina preferirebbe poter ricevere una maggiore assistenza militare americana’, ha detto (l’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina Steven) Pifer, ma ‘non sta facendo pressione sulla parte recalcitrante’. Nonostante le difficoltà che l’Ucraina dovrà affrontare senza il supporto degli Stati Uniti e le preoccupanti realtà del campo di battaglia con la Russia che fa progressi incrementali nella parte orientale del paese, Pifer ha anche detto che Zelensky non firmerà un cattivo accordo per il suo paese” (https://foreignpolicy.com/…/trump-ukraine-russia-peace…/).
Esaminando la svolta di Trump contro l’Ucraina la scorsa settimana sul Financial Times, James Politi, Felicia Schwartz e Steff Chávez hanno accennato alle medesime preoccupazioni: “Andrea Kendall-Taylor, direttore del programma di sicurezza transatlantica (presso il Center for a New American Security), afferma che è diventato evidente che la priorità di Trump è ‘porre fine alla guerra a qualsiasi costo’ senza riguardo per le conseguenze. ‘La cosa che più mi preoccupa è che Putin in sostanza sta per ottenere concessioni dagli Stati Uniti in modo da rafforzare unicamente la sua posizione per ulteriori aggressioni in futuro’, afferma Kendall-Taylor. ‘È solo un invito per Putin ad una ulteriore escalation’” ((https://www.ft.com/…/83b85e0c-9751-4428-95c9-3828b691468a).
Già senatore del Partito democratico, membro della Commissione Esteri e della Commissione Politiche Ue, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Parlamentare dal 2001 al 2018, è stato segretario regionale dei Ds del Friuli Venezia Giulia.