di Alberto Bianchi
Nel pronunciamento del Parlamento europeo sulla risoluzione di appoggio al piano di riamo “ReArm Eu”, presentato da Ursula Von der Leyen, ancora una volta la delegazione del Pd, aderente al gruppo del Pse, si è spaccata: una parte a favore del piano europeo; un’altra si è astenuta.
Dunque, l’iniziativa della Segretaria del Pd, Elly Schlein, di condurre la delegazione dei propri europarlamentari a una posizione comune di dissenso dal piano Ursula – mostrando di non preoccuparsi più di tanto del rischio isolamento dal resto del Pse, favorevole invece quest’ultimo al “ReArm Eu” – è fallita. Non solo, ma all’isolamento politico si è aggiunta anche una spaccatura interna. Un tale duplice esito negativo, registrato in una botta sola, è veramente un amaro primato.
Convinto da tempo che sia proprio nei tornanti storici che si ripropone il primato della politica estera su quella interna – non solo nella definizione dei rapporti tra gli Stati, ma anche nella postura e nel dibattito interni ai partiti di ogni singolo paese europeo – credo che quanto successo nella delegazione dem a Strasburgo richieda un chiarimento politico di fondo nel Pd.
Si deve partire dalla consapevolezza che – in questo contesto geopolitico – il primato della politica estera su quella interna ritorna ad essere il criterio distintivo primo per un Pd che voglia essere riformista e per una sinistra di governo ed un centrosinistra credibili che sappiano far politica in stretto raccordo alle grandi famiglie politiche europee del socialismo democratico, del liberalismo e del popolarismo.
Ed oggi il terreno del raccordo con l’Europa è dato dal posto che una difesa europea militare – in termini di deterrenza in atto e di guerra in potenza – deve ritornare ad avere nella concezione nostra della politica e dello stato, insomma della storia, quando libertà e democrazia sono militarmente minacciate da regimi autocratici. Si dice: ma ci sono le questioni sociali ed economiche che incalzano. Certo, ma come non vedere che queste dipendono ora, in termini di risorse e soluzioni, da come l’Europa riuscirà o no ad affrontare e fermare la guerra scatenata dalla Russia nel cuore del continente europeo e l’antieuropeismo aggressivo di Trump?
Sessantacinquenne, romano, studi classici, lavora presso Direzione Trenitalia spa, gruppo Fs italiane. Sin da giovane, militante della sinistra: prima nelle fila della Federazione Italiana Giovanile Comunista (FIGC), poi nel PCI (componente migliorista), fino allo scioglimento del partito. Successivamente ha aderito al PDS, poi DS. Attualmente è socio ordinario di Libertà Eguale.