di Umberto Minopoli
La scelta di Conte, Salvini e Berlusconi (non votare la fiducia) e i tempi del voto, più brevi di sempre, esplicitano la posta in gioco del 25 settembre. I tre congiurati sono controfigure destinati a parti in commedia fallimentari:
– Salvini, un leader screditato, ha distrutto il suo partito e ha consegnato alla Meloni la leadership del centrodestra;
– Conte ha dilapidato, per ignavia e incompetenza, la possibilità di transitare i 5 stelle dal populismo al profilo di governo e sarà’ il notaio della loro fine politica;
– Berlusconi, in un cupio dissolvi senile, ha dissolto il suo piccolo partito nel sogno di una poltrona al Senato.
Tre leader falliti e fuori gioco. Il centrodestra non esiste più assorbito, ormai, dalla destra della Meloni. Che però, in quanto atlantista e anti Putin, è almeno meglio di Salvini e Berlusconi. Ma, in un governo con questi due questo non sarebbe una garanzia.
Letta ha sorpreso tutti. Ci si poteva aspettare che si muovesse secondo la logica della politica retorica e gattopardesca italiana, che si infilasse nel tunnel dei distinguo o degli arzigogoli per salvare l’idea delle alleanze con i 5 Stelle. Invece è stato netto e chiaro: con i residui del partito grillino, tornato alle origini estremiste dopo la fallimentare traversata del deserto di 4 anni, la storia è chiusa.
Il Pd impersona l’alternativa ad un governo sovranista. Questo sarebbe il primo, dopo quello di Trump in USA, a guidare un grande paese europeo ed occidentale. Una sciagura, specie ora che c’è la minaccia Russia. Chi non vuole il sovranismo al governo deve guardare al Pd. Senza inutili perdite di tempo e velleitari sogni terzaforzisti: se FdI diventa primo partito, l’Italia va alla destra sovranista.
Senza il Pd non c’è possibilità di riprendere l’esperienza Draghi e quella di un governo europeista e protagonista in Europa e nel mondo. Non c’è neanche il tempo di fare tante chiacchiere.
Il Pd ha molte mancanze. Sono il primo a dirlo e a segnalarlo: su ambiente ed energia, le maggiori questioni del momento, insieme al tema sociale, il Pd è rimasto ancorato alla retorica ambientalista del passato. Si faccia così: sui temi controversi – ambiente, energia, salari – si adotti il metodo e i contenuti dell’azione del governo Draghi.
E i tanti leader e formazioni che si ritengono i più coerenti eredi dell’agenda Draghi si convincano che non ci sono terze strade tra la vittoria del sovranismo o quella di un blocco di forze, di centro e di sinistra riformista, intorno al Pd. Tertium non datur
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.