Che cosa è cambiato rispetto alla primavera scorsa, per indurci a pensare che in questo autunno lo smart work nel settore pubblico sia una cosa più seria?
Sabato la ministra per la Funzione Pubblica, Fabiana Dadone, ha detto che nella primavera scorsa i dipendenti delle Amministrazioni hanno praticato uno “smart work emergenziale”, ma che ora invece le cose saranno fatte in modo più accurato, quindi assicurando un controllo puntuale della produttività del lavoro da remoto. Ne prendiamo atto con soddisfazione.
Vorremmo però capire un po’ meglio alcune cose.
1. Che cosa è stato fatto dopo l’emergenza di primavera affinché ora lo smart working nelle amministrazioni pubbliche non sia più “emergenziale”, cioè diventi una cosa un po’ più seria?
2. Più precisamente: poiché la stessa ministra riconosce che soltanto una parte del lavoro delle amministrazioni si presta a essere svolto da remoto, quale e quanta è questa parte, settore per settore? E poi:
3. quali amministrazioni hanno fatto qualche passo avanti rispetto alla primavera scorsa sul piano dell’accessibilità da remoto del proprio gestionale e dei propri archivi informatici?
4. Di quanti addetti al front office verrà pubblicato online almeno l’indirizzo email?
5. Quali amministrazioni hanno fatto qualche passo avanti, e come, sul piano della responsabilizzazione dei capi-ufficio e dei singoli dipendenti per gli obiettivi da raggiungere?
6. Quali dati il ministero della Funzione Pubblica ha potuto rilevare circa l’effettiva disponibilità da parte dei singoli dipendenti impegnati in smart working di un pc adatto, di una connessione adeguata, di un cellulare di servizio, e anche dello spazio necessario presso la propria abitazione?
C’è poi una domanda in tema di equità:
7. il Governo si adopererà finalmente affinché i gli addetti a mansioni “non smartabili” (copyright della ministra Dadone), ma che ciononostante resteranno a casa, abbiano un trattamento analogo a quello dei privati cassintegrati, cioè vengano sospesi dal lavoro con l’indennità dell’80 per cento prevista dall’articolo 33 comma 8 del d.lgs. n. 165/2001 (destinando il risparmio a premiare quelli che restano in prima linea)?
PS.
In argomento v. anche l’articolo di Ichino pubblicato sul sito del Corriere della sera il 18 giugno 2020, Sette domande alla ministra Dadone sullo smart work pubblico, e quello di Giuliano Cazzola pubblicato sul Quotidiano del Sud il 18 ottobre 2020
Già senatore del Partito democratico e membro della Commissione Lavoro, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Ordinario di Diritto del lavoro all’Università statale di Milano, già dirigente sindacale della Cgil, ha diretto la Rivista italiana di diritto del lavoro e collabora con il Corriere della Sera. Twitter: @PietroIchino