di Danilo Di Matteo
L’Avanti!, in occasione del diciottesimo Congresso della Uil, ha pubblicato un’intervista ad Antonio Tedesco, Direttore scientifico della Fondazione Pietro Nenni (ancora conservo la risposta epistolare, con busta e francobollo, del compianto professor Giuseppe Tamburrano a una lettera nella quale provavo a sostenere le ragioni della “Terza via” di Tony Blair. Non concordava, ma mostrava affettuoso rispetto).
Mi ha colpito più di tutti il riferimento a una delle pochissime copie rimaste della prima edizione del Manifesto di Ventotene, fatta stampare da Eugenio Colorni, coautore, nel gennaio 1944, in una tipografia clandestina. Copia da lui donata a Nenni. Ebbene; la copia, conservata nell’archivio della Fondazione, contiene “appunti e impressioni del testo” apposti dal leader socialista. Non erano di certo anni tranquilli: il sangue scorreva più dell’acqua. E poi, nell’immediato dopoguerra, vi erano una democrazia e una Repubblica da edificare. Eppure si studiava, si dialogava con i libri. Un capo di partito, in un momento tanto concitato, trovava l’occasione per riflettere su un testo e per fissare nero su bianco il proprio pensiero.
Già, il pensiero. Da secoli si riflette sulla tensione e sul rapporto circolare tra teoria e prassi.
E oggi spesso si interagisce con i cinguettii telematici. Un dubbio, tuttavia, mi sfiora: si tratta sempre, davvero, di pensiero, di pensieri, magari di “pensierini”? O, piuttosto, spesso sono degli agiti, degli acting-out, come dicono gli anglofoni e gli psicologi? Vale a dire dei gesti impulsivi, automatici, dettati magari dalle esigenze del marketing politico-elettorale. Dei gesti – mi si perdoni il gioco di parole – non preceduti da una gestazione; dallo studio, dalla meditazione, dall’affettività, dal coinvolgimento “anima e corpo”. Dietro quei cinguettii, ecco il dubbio, vi sono solo delle dita? O vi è una mente, legata a un cuore?
Quelli di Altiero Spinelli, di Ernesto Rossi, di Colorni, di Nenni e di tanti altri erano veri pensieri. Nutriti dall’azione e pronti a nutrirla. E da questo tipo di idee occorrerebbe ripartire.
Psichiatra e psicoterapeuta con la passione per la politica e la filosofia. Si iscrisse alla Fgci pensando che il Pci fosse già socialdemocratico, rimanendo poi sempre eretico e allineato. Collabora con diversi periodici. Ha scritto “L’esilio della parola”. Il tema del silenzio nel pensiero di André Neher (Mimesis 2020), Psicosi, libertà e pensiero (Manni 2021), Quale faro per la sinistra? La sinistra italiana tra XX e XXI secolo (Guida 2022) e la silloge poetica Nescio. Non so (Helicon 2024) È uno degli autori di Poesia e Filosofia. I domini contesi (a cura di Stefano Iori e Rosa Pierno, Gilgamesh 2021) e di Per un nuovo universalismo. L’apporto della religiosità alla cultura laica (a cura di Andrea Billau, Castelvecchi 2023).