di Umberto Minopoli
Sulle centrali nucleari in Ucraina i media dovrebbero seguire le informazioni IAEA e quelle americane. E anche le cautele terminologiche dei leader europei. Non certe parole di Zelensky che vorrebbe una cosa impossibile: usare le minacce alle centrali per avere l’intervento diretto della NATO. Che significherebbe terza guerra mondiale.
Già solo per aver portato la guerra vicino alle centrali, Putin rischia il crimine di guerra. Non è il caso di usare, a sproposito, termini spaventevoli sulle centrali ucraine (“sono nuove Chernobyl”) per provocare l’intervento NATO. L’Ucraina va aiutata con ogni mezzo tranne la guerra mondiale. Zelensky deve chiedere che si fermi Putin non che si allarghi il conflitto. E senza usare le centrali nucleari come propaganda.
Precisiamo: intanto, le centrali presenti in Ucraina non sono la centrale di Chernobyl. Quel tipo, per fortuna, esisteva in pochi esemplari e, in Ucraina, c’era solo una, quella dell’incidente del 1986. Quelle, invece, presenti in Ucraina e di cui si parla, hanno un contenimento esterno, in cemento e acciaio (che Chernobyl non aveva ) e non hanno la grafite, materiale incendiabile, che a Chernobyl sostituiva l’acqua come moderatore. Furono gli incendi della grafite a provocare il massimo danno.
Per aver un “incidente” nucleare, in una centrale, vi deve essere rilascio di radioattività, dovuto ad una fusione del nocciolo del reattore. Il rilascio di radioattività è gravissimo: è il massimo incidente ipotizzabile in una centrale, ma non equivale, affatto, come scrivono irresponsabilmente certi giornali, alla bomba atomica o all’olocausto nucleare.
Chernobyl fece 63 morti. Una guerra non nucleare li fa, quasi ogni minuto. Certo che va evitato, ma senza giocare irresponsabilmente sulla parola “nucleare” per spaventare e basta. Ci vuole rigore.
Comunque, chiediamoci: un incidente, tipo Chernobyl, può essere provocato dall’esterno, in quel tipo di centrali ucraine? Si giustifica Putin se si dice la verità è cioè che è molto difficile? Quasi impossibile?
Putin (o altri terroristi) avrebbero due strade per tentarlo: soldati russi o terroristi “addestrati” dovrebbero deliberatamente, dall’interno, manomettere la centrale. E provocare la fusione del nocciolo. La presenza del contenimento (sta lì per quello) impedirebbe, comunque, che la radioattività esca dalla sede interna.
Putin o terroristi potrebbero, allora, bombardare il contenimento. Dovrebbero farlo con missili e non con proiettili o incendi. E sperare che il contenitore ceda. Ci sarebbe sempre il problema di provocare, poi, il surriscaldamento del nocciolo. Non è scontato. Non basta scoperchiare il contenimento. Si deve sperare che il missile colpisca anche il reattore, oltre a provocare buchi nel contenimento. Se tutto questo avvenisse l’esplosione della centrale avrebbe, comunque, effetti disastrosi “localmente”.
Chernobyl fece 63 vittime “effettive”. La nube radioattiva, lontano da Chernobyl, non ebbe effetti sanitari. Perché spaventare dicendo che equivarrebbe ad una “bomba atomica esplosa sul’Europa” (sentito con le mie orecchie)?
Putin, in ogni caso, si guarderà bene dal provocare “deliberatamente” un incidente in una centrale Ucraina. Per due motivi:
1) guadagnerebbe non più delibere contrarie dell’Onu o sanzioni, ma il titolo “giuridico” di “criminale di guerra” contro cui spiccare mandato di cattura internazionale
2) certificherebbe, lui stesso, che quei reattori ucraini (sono VVER che la Russia vende in tutto il mondo) non sono sicuri ( come le centrali occidentali) ad un attacco esterno.
Pochi lo notano, ma né gli americani e né gli europei seguono Zelensky sulle accuse di “crimine nucleare” o di “nuova Chernobyl”. E non solo per evitare di intervenire, ma anche per elementare senso della misura. La gente è già abbastanza spaventata per terrorizzarla con gli incubi nucleari su nuove Chernobyl.
Putin va fermato. Sta trasformando la Russia in un paria mondiale. Ma con le sanzioni e la resistenza. Non con la guerra mondiale o terrorizzando con bugie sulle centrali nucleari.
Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare. Ha lavorato nel Gruppo Finmeccanica e in Ansaldo nucleare. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro delle Attività Produttive tra il 1996 e il 1999. Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dei Trasporti dal 1999 al 2001. Consigliere del Ministro dello Sviluppo Economico per le politiche industriali tra il 2006 e il 2009.
Correlati