di Alberto Colombelli
“Grandi menti parlano di idee, menti mediocri parlano di fatti, menti piccole parlano di persone.” (Eleanor Roosevelt)
C’è una missione collettiva da condurre. Ora quanto non mai. Che parte dalla conferma dell’obiettivo qui sempre dichiarato e perseguito. Quello di stare sulle idee, traendo proprio massima ispirazione dalle parole di Eleanor Roosevelt, fondamentale in questa fase di ascolto e di elaborazione per lo sviluppo di una nuova visione adeguata a questo nostro tempo.
Una emergenza democratica
Al punto che, stando su alcuni temi da più parti identificati come prioritari all’interno del dibattito in corso per l’avvio di una nuova stagione del Partito Democratico e del centrosinistra, esserne all’altezza richiede innanzitutto la capacità di superare definitivamente i principali nostri retaggi culturali del passato. E lo dobbiamo necessariamente fare insieme.
Siamo in emergenza democratica, la posta in gioco principale è addirittura la difesa dello stato di diritto e della democrazia liberale, in Italia e in Europa. Se al sogno europeo non vogliamo assolutamente rinunciare, dobbiamo allora finalmente e necessariamente viverlo sentendo fino in fondo la responsabilità di dover agire da figli ricostruttori delle Madri e dei Padri fondatori dell’Europa. Questa è la vera sfida della nostra generazione, fin nel nostro intimo ormai da sentire come la nostra personale priorità politica e di impegno civico.
Senza rimuovere minimamente le distinzioni ideologiche finora dominanti, che restano, dobbiamo così essere però capaci di cambiare paradigma e schema nel guardare in prospettiva. Con tre possibili punti di partenza.
Tre punti di partenza
Primo, nella scelta dei compagni di viaggio non chiediamoci più ostinatamente da dove vengono ma piuttosto dove voglio andare e così farci promotori, con il Partito Democratico protagonista, di una nuova alleanza tra tutti i progressisti, europeisti e riformisti che vogliano difendere e promuovere Europa, stato di diritto e democrazia liberale.
Secondo, contro l’imperante politica della paura dobbiamo non negare la sua legittimità ma rilanciare con determinazione e coraggio promuovendo progetti volti ad affermare programmi di protezione e tutela non più però riservati, come nella più classica tradizione della sinistra, solo alle minoranze o a coloro che tutele già ne godono ma a tutti.
Terzo, dobbiamo assumere come principale priorità di giustizia sociale non tanto o, forse meglio, non solo la lotta contro la povertà ma prima ancora la lotta contro i privilegi, perché sono questi l’origine delle diseguaglianze impedendo a tutti di avere uguali condizioni di partenza, con i primi a pagarne le drammatiche conseguenze in questi anni proprio quei giovani che ci hanno abbandonato e legittimamente non votato.
È questa una nuova stagione delle scelte.
Da qui si deve partire tenendo ben presente il contesto e l’obiettivo.
Riaffermare i nostri valori
Il contesto è quello decisamente rischioso caratterizzato dalla volontà dichiarata, dalle forze che hanno costruito il proprio consenso su una nuova egemonia culturale che trae origine dalla scientifica negazione di tutti i nostri valori, di creare ora anche proprie reti transnazionali, delle quali proprio quello italiano viene a costituire il principale laboratorio ideologico di riferimento o perlomeno di sperimentazione.
L’obiettivo così deve essere quello di rilanciare e riaffermare i nostri ideali e i nostri valori al servizio di un progetto transnazionale di cui possiamo rivendicare l’origine della proposta ma che ancora soffre di una sua non piena necessaria diffusa condivisione proprio a causa della difficoltà di affrancarci insieme da un troppo ingombrante passato.
Ideali e valori che non mancano di occasioni in cui anche in questo nostro tempo vengono ben rivendicati e riaffermati, come magistralmente e nuovamente offertoci pochi giorni fa da Emmanuel Macron nelle parole del suo discorso al Congresso francese riunito a Versailles il 9 luglio scorso.
Macron contro le “diseguaglianze di destino”
“Quello al quale io credo non è un progetto per il successo materiale di pochi, ma è un progetto per migliorare la vita di tutti perché non è il piccolo numero che conta per me, ma la comunità dei nostri concittadini, dal basso verso l’alto della scala sociale. (…) Credo che tutte le società che hanno propagandato l’idea che la prosperità debba necessariamente portare a crescenti diseguaglianze pagano un prezzo pesante. Alcuni hanno già iniziato a pagare”.
Fino a portarlo a porre l’accento sulla principale diseguaglianza da rimuovere, quella che ha definito di destino.
“C’è una forma di diseguaglianza che sta crescendo, che non è una diseguaglianza di reddito, anche se questa esiste. È la diseguaglianza di destino: a seconda di dove sei nato, della famiglia in cui sei cresciuto, della scuola che hai frequentato, il tuo destino è il più spesso sigillato. E queste diseguaglianze di destino negli ultimi trent’anni sono progredite, che lo vogliamo vedere o meno. Questo è ciò che mi ossessiona. Il nostro modello sociale deve scegliere di affrontare le profonde radici delle diseguaglianze di destino, quelle che sono decise ancor prima della nostra nascita, che insidiosamente favoriscono alcuni e inevitabilmente svantaggiano gli altri senza che vengano viste. Il modello che voglio difendere richiede che non siano più la nascita, la fortuna o le reti che controllano la situazione sociale, ma i talenti, lo sforzo, il merito. Sì, a mio avviso, il vero cuore di una politica sociale, quello che dobbiamo portare non è quello di aiutare le persone a vivere meglio la condizione in cui sono nati e destinati a rimanere, ma a uscirne. Il pilastro principale della politica sociale a cui credo è una politica di emancipazione di ciascuno che si libera dal determinismo sociale, che si libera dal proprio stato d’origine”.
Eleanor Roosevelt e i diritti dell’uomo
È questa la vera sfida che può rendere la nostra visione davvero all’altezza della missione che intendiamo perseguire.
E proprio nello spirito con cui si apre la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, di cui Eleanor Roosevelt fu, in qualità di Presidente e di membro con maggiore influenza della Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, la forza motrice della sua creazione nel 1948.
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”.
Missione collettiva da affrontare su scala necessariamente europea, creandone insieme i presupposti attraverso una coalizione d’intenti e d’impegno collettivo per rilanciare quell’Europa sociale tanto attesa, mai realizzatasi e ora più necessaria che mai.
Contro il racconto di un’Europa che fa paura, non decide e impone regole dobbiamo costruire insieme delle proposte per promuovere un’Europa che protegge e che crea opportunità a disposizione di tutti, dedicandoci a tre – quattro grandi riforme che rappresentino l’avvio di una vera agenda sociale europea (welfare europeo, sussidi di disoccupazione europea, accesso all’istruzione europea, …), progetto avviato con il Trattato di Amsterdam del 1997 dopo l’ingresso in Unione europea della Svezia nel 1995 ma poi naufragato con l’inizio dell’allargamento a est dell’Unione europea a partire dal 2004.
Il sogno europeo
È il momento di non nasconderci una grande e grave verità, non ce lo possiamo più permettere. Quella che il mantenimento dell’esclusiva competenza delle politiche sociali a livello nazionale è stato difeso indistintamente da ogni singola forza politica per il solo fine di poter puntare su queste quali principali leve per costruire il proprio consenso, concentrando non a caso proprio lì le più invalicabili forme di resistenza a cessioni di sovranità nazionali all’Unione europea.
L’ultima campagna elettorale in Italia ne ha offerto solo l’estrema ulteriore dimostrazione, con le forze poi vincitrici e ora governanti cavalcare proposte tra loro incompatibili nella loro attuazione come la flat tax e il reddito di cittadinanza.
Una spirale opportunistica a cui è giunto il momento di porre fine, dedicandoci senza esitazioni o remore alla costruzione di una vera agenda sociale europea. Finalmente. Insieme. Ne va del nostro futuro. Democratico, libero e di pace.
Consulente d’impresa, esperto in Corporate Banking. Già delegato dell’Assemblea Nazionale del Partito Democratico, è attivo nell’Associazione europeista Freedem e nell’Associazione InNova Bergamo. Ha contribuito al progetto transnazionale di candidatura UNESCO delle ‘Opere di difesa veneziane tra il XV e il XVII secolo’. Diplomato ISPI in Affari europei. Componente del Comitato scientifico di Libertà Eguale. E’ impegnato nella costruzione di una proposta di alleanza tra tutti gli europeisti riformatori.