di Carlo Rognoni
Matteo Renzi ha tanti difetti. Uno per tutti l’egocentrismo. Ha fatto alcuni gravi errori. Uno per tutti: ha sfidato l’intero mondo politico italiano in occasione del referendum del 4 dicembre 2016. Eppure … eppure è difficile non riconoscerli alcuni meriti: intuizione e sensibilità politica, capacità di eloquio e coraggio al limite dell’incoscienza, tanta energia, lungimiranza, anche se offuscata dal peccato originale, dell’egocentrismo appunto, che a volte si traduce in superficialità.
Questo governo è in gran parte figlio suo. E di Beppe Grillo. Hanno fatto saltare il progetto di Matteo Salvini di andare di corsa alle elezioni … convinto come era che avrebbe stravinto. E non è forse vero che il segretario Zingaretti era disposto ad andare anche lui a elezioni anticipate? Sarebbe stata la fine dei Cinquestelle, certo. Ma anche il PD avrebbe rischiato di soccombere davanti al “salvinismo”. Con il risultato – secondo me – che il PD avrebbe finito per “incattivirsi” nella convinzione di difendere meglio così la propria identità di sinistra, e magari avrebbe pensato più a rimettere insieme i cocci della “sinistra più a sinistra”, lasciando perdere l’idea di un rafforzamento del centrosinistra, del riformismo.
Da quanto tempo diciamo in tanti che il PD è un partito in affanno, che lo scontro fra le diverse correnti lo consuma, lo rende indigesto ai più, finendo per allontanare molti elettori, per indebolirlo. Si è arrivati ad alimentare l’astensionismo se non addirittura le file dei Cinquestelle. Chi è andato a votarlo lo ha fatto qualche volta per mancanza di alternative convincenti. C’è chi è arrivato a sceglierlo turandosi il naso (vi ricordate Montanelli a proposito della Dc?).
I riformisti rischiano di essere marginalizzati
E allora che fare? Perché restare nel PD? I riformisti di Libertà Eguale ci dicono che vale la pena perché il PD resta contendibile, perché oggi siamo in minoranza ma abbiamo dimostrato che si può anche cambiare, magari non diventare maggioranza ma “pesare”, influenzare le decisioni da prendere per il governo del Paese.
Siamo sicuri? E non pensate che dopo l’uscita di Renzi e la nascita del progetto renziano non solo i riformisti del PD saranno più deboli che mai, ma corrono il serio rischio di essere vieppiù marginalizzati?
Capisco che Renzi stia sui “cabasisi” forse alla maggior parte di quelli che sono convenuti a Orvieto … ma Italia Viva non potrebbe essere un’occasione anche per i riformisti? per il rilancio di quella idea di sinistra riformista che guarda alla sfida del governo?
Non si può restare fermi
Forse che Italia Viva non è più contendibile del PD di oggi? O si pensa che essendo Italia Viva una Casa inventata da Renzi non sia possibile – non dico sfrattarlo, che sarebbe ovviamente un errore – ma costringerlo a fare i conti con il gruppo di Libertàeguale, con Morando, con Tonini, con tutti noi insieme?
Penso, comunque, che non possiamo permetterci di stare fermi, di accontentarci di criticare la scelta di Renzi – che comunque la pensiate è un pezzo del riformismo di cui facciamo parte.
E allora perché non prendere in considerazione l’ipotesi di andare tutti alla Leopolda? La mia può sembrare una provocazione. Solo una provocazione? Sarebbe così assurdo, pazzesco, pensare di fare di Italia Viva anche la nostra Casa? E’ chiaro che da solo non ci vado. Ma se fossimo in cento, se ci andassimo tutti insieme …
Questa è quella che negli scacchi potrebbe essere chiamata la mossa del cavallo. E sappiamo che c’è chi pensa che in politica sia una mossa strategica. Ce lo ricordavano alcuni dei nostri vecchi, uno in particolare, Vittorio Foa.
Questa mossa, questa proposta che vi faccio, è in linea con l’incoscienza che caratterizza questa fase della vita politica. Potrebbe aiutare anche quelli dei nostri che stanno confluendo in Italia Viva, se non sedurre la fantasia dello stesso Renzi?
Peggio per chi pensa che stare soli è meglio. Peggio per Renzi se un incontro pensato e costruito con noi, con Morando, con Tonini, con Claudia Mancina, con Stefano Ceccanti, con Libertàeguale, potrebbe rompergli i cabasisi.
Con l’intelligenza e la professionalità politica dei Morando, dei Tonini e di tanti altri potremmo pensare di tenere dritta la barra del veliero del riformismo e farne un’arma politica in crescita, magari vincente. Da piccola corrente a progetto ambizioso. Perfino in grado, fra alcuni mesi, fra qualche anno di inglobare quel che resta del PD? Perché no!
La mia è solo una provocazione? Vi ho fatto perdere alcuni minuti e basta? Forse. Ma non mi va tanto di chiedere scusa.
In questo scenario serve un salto di qualità
E tuttavia comunque la pensiate sono convinto che lo scenario politico dentro il quale ci stiamo muovendo e dentro il quale ci muoveremo nei prossimi mesi ci richiede un salto di qualità, una capacità di uscire dalla normalità del pensiero politico tradizionale, dalle secche della coazione a ripetere. Vale per la sinistra in generale. Vale anche per i riformisti.
Nasce dentro di me – se guardo alla realtà che si sviluppa intorno a noi – un’idea balzana: avremmo forse bisogno di ricorrere a un algoritmo speciale, superbo, per affrontare la politica dell’oggi?
Potremmo ispirarci allo stato dell’arte della scienza moderna, contemporanea? Se la nostra intelligenza fatica a districarsi nel ginepraio della realtà politica, avremmo forse bisogno di ricorrere all’intelligenza artificiale? La scienza ci dice che la superintelligenza artificiale non esiste ancora né esiste l’intelligenza artificiale generale, quell’intelligenza in grado di imparare e per molti aspetti eguagliare e superare l’intelligenza umana, che svolge centinaia di mansioni che all’uomo fanno comodo. Quella su cui possiamo contare da subito è solo la cosiddetta intelligenza artificiale debole … esegue utilissime ricerche online, soprattutto fornisce consigli sulla base di pensieri sviluppati in precedenza.
Conosciamo a fondo – o almeno lo crediamo – l’ambiente in cui viviamo. Siamo consapevoli che in teoria potremmo spostarci da un ambiente a un altro diverso, adattandoci di volta in volta.
È il momento di “attraversare il fiume”
E non è forse questo il momento di attraversare il fiume e passare a un ambiente politico nuovo, diverso? La scienza ci dice che anche con l’intelligenza artificiale debole – che è poi quella più simile alla nostra – si può imparare e agire efficacemente come uomini in ambienti diversificati.
Quello di cui sono convinto è che lo scenario politico nel quale siamo immersi ci richiede più intelligenza, anche di quella più tradizionale, quella che più si avvicina all’intelligenza artificiale debole che la scienza ci dice essere già la realtà del presente.
In politica è comunque arrivato il tempo di dare più peso ai pensieri lunghi che si nutrono delle rivoluzioni della scienza. Le uniche che oggi anche in politica ci portano fuori dal conservatorismo ideologico. Anche quando possono sembrare portarci a giocare fuori dal campo tradizionale, in fuori gioco.
Ha diretto le riviste Panorama ed Epoca e il quotidiano Il Secolo XIX. È stato senatore dal 1992 al 2001 e deputato dal 2001 al 2005 (con Pds, Ds, Ulivo). È stato vicepresidente del Senato dal 1996 al 2001. Ha fatto parte del consiglio di amministrazione della Rai.