di Ursula von der Leyen*
Signora Vicepresidente,
onorevoli deputate, onorevoli deputati,
gentile Segretario Enrico Letta,
e tutti coloro che oggi piangono la scomparsa di David Sassoli,
questo fiore, una rosa bianca, aveva un significato speciale per David. Da ragazzo, quando studiava a Roma, è stato a capo di un’associazione giovanile chiamata “La Rosa Bianca”, die Weiße Rose, in memoria di quei coraggiosi ragazzi tedeschi che lottarono contro il nazismo. Per David Maria Sassoli le persone come loro erano modelli di vita. I loro valori erano i suoi valori. Antifascismo. Democrazia. Rispetto della dignità umana. David si è battuto tutta la vita per questi valori. Della Rosa Bianca ha parlato anche nel suo primo discorso da presidente di questo Parlamento. Queste le sue parole: “L’Unione europea non è un incidente della storia. La nostra storia è scritta sul desiderio di libertà di Sophie e Hans Scholl, sul loro dolore, sul loro desiderio di fraternità. Non siamo un incidente della storia, ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l’antidoto alla degenerazione nazionalista.” È proprio così: siamo davvero i figli e i nipoti di quella Rosa Bianca.
Questo è ciò che l’Europa rappresentava per David Sassoli. Quello in cui credeva. Era convinto che questa Unione delle nazioni europee fosse la risposta a secoli di guerra nel nostro continente. Che avessimo la responsabilità di restare fedeli alla nostra storia. E di questa responsabilità, David è sempre stato all’altezza. L’estate scorsa mi ha chiesto di accompagnarlo in visita all’ex campo di concentramento di Fossoli, in Italia. Un luogo in cui i soldati nazisti massacrarono decine di partigiani italiani che combattevano per la libertà di tutti noi. David Sassoli era particolarmente legato a quel luogo. Dopo la guerra un uomo chiamato David Maria Turoldo, un frate cattolico che si era unito alla Resistenza, trasformò il campo di concentramento in una struttura di accoglienza per gli orfani di guerra. È a lui che David Maria Sassoli deve il suo nome. Per me quella visita è stato un momento profondamente toccante. Abbiamo incontrato i sopravvissuti e i figli di coloro che invece in quel campo erano stati uccisi. E quando la tromba ha intonato il Silenzio per commemorare le vittime, nel momento più solenne della celebrazione, David ha infranto il protocollo e mi ha preso la mano. Un gesto semplice di unità che valeva più di mille parole. In quell’occasione David disse, e cito: “L’Europa della democrazia è la promessa nata con la Liberazione. Vi siete mai chiesti perché i regimi autoritari, tutti, temono così tanto l’Europa? Non facciamo la guerra, non imponiamo il nostro modello. E allora, perché si preoccupano di noi? Vi è un solo motivo. I valori europei mettono paura, perché le libertà consentono uguaglianza, giustizia, trasparenza, opportunità, pace. E se è possibile in Europa, è possibile ovunque. Non dimentichiamoci di chi siamo, di quanta voglia di Europa c’è nel mondo.”
Era questa passione per l’Europa e la democrazia a guidarlo ogni giorno nel suo ruolo di presidente del Parlamento europeo. È per questo che era così deciso a difendere la democrazia e lo Stato di diritto in ogni paese dell’Unione, senza eccezioni. È per questo che si è battuto così strenuamente affinché i migranti fossero trattati con dignità e solidarietà e si mettesse sempre la vita umana al primo posto. È per questo che, da cattolico, ha sostenuto i diritti delle persone LGBTI e la libertà di ognuno di amare chi vuole. È stato il suo amore per la democrazia, non solo la sua lunga carriera nel giornalismo, che ha portato David Sassoli a combattere per la libertà dei mezzi d’informazione e la protezione dei giornalisti. In quest’Aula tutti sanno che il presidente Sassoli non si è mai tirato indietro dal difendere l’Europa di fronte a chi la sminuiva. Al tempo stesso, David non si è mai accontentato dello status quo. Voleva un’Europa più ambiziosa, più vicina al sogno dei padri fondatori. David aveva una visione. Era un sognatore e un uomo d’azione. Durante il suo mandato di presidente di questo Parlamento ha fatto fare all’Unione grandi passi avanti. Lo hai ricordato anche tu, Enrico Letta. Allo scoppio della pandemia David ha avuto il coraggio di prendere decisioni senza precedenti perché la nostra democrazia potesse continuare a funzionare. Ha autorizzato il voto virtuale così da garantire la vostra sicurezza e l’operatività del Parlamento. Perché voi siete la voce dei cittadini europei. E la democrazia è il governo del popolo, dal popolo, per il popolo.
Onorevoli deputate, onorevoli deputati,
il David che abbiamo conosciuto era un uomo buono, che non ha mai perso il sorriso, nemmeno in questi ultimi mesi così difficili. Una persona che è scesa in politica per passione, non per inseguire il potere. Animata da uno spirito di autentico servizio al bene comune. In questi giorni esponenti di tutti gli schieramenti politici rendono omaggio a David Sassoli. La sua passione e la sua onestà travalicano le divisioni politiche. David Sassoli era un uomo buono. “Il presidente buono”, come l’hanno definito. David era anche un caro amico. Oggi però vorrei ricordarlo soprattutto come un fervente europeo. Un uomo le cui convinzioni sono state plasmate dalla storia d’Europa. Un uomo con una visione, lo sguardo azzurro sempre rivolto al futuro, verso un’Europa migliore. Per usare le parole di David: “Quando tanti muri saranno crollati, e tanto spirito nazionalista svanirà, per far emergere quanto è bello sentirsi italiani, ma non diversi e divisi e separati. Che cosa ci sarà alla fine? Ci sarà l’Europa.”
Ci mancherà moltissimo. Dopo ogni incontro, al momento di congedarci, David mi diceva sempre, in francese: “Bon courage”. Oggi vorrei salutarlo in italiano. Buona strada, David. E viva l’Europa.
*Discorso per la commemorazione di David Sassoli, Strasburgo – 17 gennaio 2022