di Pasquale Pasquino
La pandemia che ha colpito l’Italia prima degli altri paesi occidentali ha messo in pericolo per tutti i cittadini la salute e per alcuni la vita ed ha creato condizioni di disagio e di stress in alcuni casi estremi nel pur ottimo servizio pubblico nazionale, per infermieri medici e tutto il personale che ci lavora e che non dovremmo smettere di ringraziare per quello che stanno facendo.
Ma il corona virus ha ormai creato difficoltà anche nell’espletamento delle funzioni del governo rappresentativo, che deve rispettare la costituzione e i diritti dei cittadini.
Il governo, nonostante qualche esitazione iniziale relativa alle competenze regionali relative alla salute, ha operato bene nelle strettoie di una costituzione, che a differenza di Germania (Grundgesetz, art. 115 a-l) e Francia (Constitution de la 5e République, art. 16), non prevede norme e procedure specifiche ad uno stato di emergenza su grande scala, come quello che il paese sta affrontando.
Il governo sta lavorando con gli strumenti a sua disposizione, ma il Parlamento deve intervenire nella sua funzione per quanto riguarda la riserva di legge.
I parlamentari sono cittadini esattamente come gli altri, questo è il fondamento di ogni democrazia rappresentativa, anzi sono responsabili dinanzi al corpo elettorale, a differenza degli elettori. Uguali non solo dal punto di vista della teoria politica, ma anche dal punto di fatto della biologia. Essi, come chiunque, sono a rischio e alcuni di loro sono infetti.
Nella situazione presente, chiudere i bar dove siedono dieci persone e tener aperta la Camera ed il Senato è pensiero magico. Gli eletti non sono “unti del signore”. Ma hanno il dovere di garantire il funzionamento delle istituzioni. Non è possibile sospendere la costituzione come fecero i giacobini. Essa andrà modificata quando sarà tornata la normalità per prevedere norme di diritto specifiche agli stati di emergenza.
Adesso i deputati ed i senatori eccezionalmente devono poter votare a distanza. Opporsi ad una tale scelta significa in realtà bloccare o distorcere il funzionamento del sistema parlamentare. Esistono sicuramente le modalità tecnologiche per organizzare un sistema di voto di questo tipo.
L’emergenza, se non è regolata da norme preesistenti, richiede coraggio e invenzione.
Pasquale Pasquino, nato a Napoli nel 1948, è Director of Research al French National Center for Scientific Research (CNRS) nonché docente di Politics and Law alla New York University. Dopo gli studi di filologia classica, filosofia e scienze politiche ha pubblicato ricerche sulla storia delle idee relative allo Stato e alle costituzioni. In anni recenti la sua ricerca si è concentrata sulla giustizia costituzionale in una prospettiva costituzionale. In passato ha lavorato presso il Max Planck Institute di Göttingen, il Collège de France e il King’s College di Cambridge.