di Pietro Ichino
Un libro racconta la storia vera dell’uomo che nel 1940 entrò nel più spietato campo di sterminio nazista per incarico della Resistenza polacca, e ne evase tre anni dopo, per cadere vittima di un altro regime altrettanto spietato. Un importante ricordo nella Giornata della Memoria.
Fino a ieri sapevo di una sola persona che abbia scelto di essere deportata ad Auschwitz, consapevole di ciò a cui andava incontro, per stare con la sua gente fino alla fine: Etty Hillesum.
Ora ho appreso (*) di un’altra persona che ha compiuto la stessa scelta.
In questo caso, però, si è trattato di un atto di resistenza organizzata contro il nazismo. Lo compì un militare polacco, Witold Pilecki, poco dopo che il suo Paese era stato occupato dai tedeschi; lo fece in accordo con la propria formazione clandestina, facendosi deliberatamente arrestare, con l’obiettivo di organizzare la resistenza dentro il lager da poco attivato e inviare informazioni all’esterno su ciò che in esso accadeva.
Nell’agosto del 1940 il lager di Auschwitz non era ancora attrezzato scientificamente per il genocidio, la sezione di Birkenau dedicata esclusivamente a questo scopo non era ancora stata attivata.
Ma soprattutto le condizioni di alimentazione e di lavoro forzato dei prigionieri classificati come politici e militari polacchi erano leggermente migliori rispetto a quelle riservate alle persone classificate come ebree.
Per questo Witold poté sopravvivere per quasi tre anni, riuscendo a organizzare una rete di resistenti e anche a far uscire ripetutamente dal campo informazioni di prima mano sull’evoluzione della macchina dello sterminio.
A Pasqua del ’43 egli riuscì a evadere dal lager e a ricongiungersi con la propria organizzazione.
L’estate dell’anno successivo partecipò in prima linea alla rivolta di Varsavia, soffocata nel sangue dai tedeschi sotto gli occhi compiaciuti dei sovietici. I quali attendevano solo il momento più opportuno per sostituire il proprio regime liberticida a quello nazista. Nell’estate del 1947, nella Varsavia da due anni “liberata”, Witold Pilecki venne arrestato con l’accusa di intelligenza con gli inglesi e gli americani.
Torturato, massacrato nella mente e nella volontà, processato, venne messo a morte con un colpo di pistola alla nuca il 25 maggio 1948.
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(*) Dal libro di Jack Fairweather, Volontario ad Auschwitz. La vera storia dell’uomo che entrò nel più spietato campo di concentramento di sua spontanea volontà, Newton Compton, 2020. Il titolo originario dell’opera è The Volunteer, 2019.
In argomento v. anche L’ultimo messaggio al mondo di Etty Hillesum postato per la stessa ricorrenza del 2020 (dal quale si può risalire a quelli degli anni precedenti).
(Già pubblicato su www.pietroichino.it)
Già senatore del Partito democratico e membro della Commissione Lavoro, fa parte della presidenza di Libertàeguale. Ordinario di Diritto del lavoro all’Università statale di Milano, già dirigente sindacale della Cgil, ha diretto la Rivista italiana di diritto del lavoro e collabora con il Corriere della Sera. Twitter: @PietroIchino